I falsi in Italia (come abiti, scarpe, cravatte, cinture) costano ai produttori, distributori e ai rivenditori al dettaglio italiani circa 4,5 miliardi di euro in termini di mancati ricavi e più di 50mila posti di lavoro. Sono questi, alcuni dei dati forniti dall’Uami (l’Ufficio per l’Armonizzazione del Mercato Interno), che in uno studio calcola quanto pesano in negativo le vendite di abiti, scarpe e accessori contraffatti nell’Unione europea: per i produttori, i distributori e i rivenditori al dettaglio legittimi di tutta l’Unione rappresentano oltre 26 miliardi di euro di introiti all’anno persi, pari al 10 % circa delle vendite legali nei 28 Paesi dell’Unione. Dopo l’Italia, ci rimette pesantemente la Spagna, che ogni anno perde 4,1 miliardi di euro di fatturato e circa 50mila posti di lavoro, che però sono il 15% di quelli legali. Sempre l’Uami, in un rapporto diffuso ad aprile assieme a Europol, registrava che se in Italia sono attivi criminalità locale e cinese, in modo particolare in Toscana, Campania, Marche e Lombardia, in Spagna e Portogallo sono spesso organizzazioni marocchine o del Nord Africa a produrre per poi esportare sia in Europa che nel Maghreb. Anche i “negozi virtuali” svolgono una parte importante nella vendita nel contraffatto. Maggiori informazioni qui.