«Con il 35% delle imprese che hanno introdotto innovazioni di processo nel 2012, la manifattura italiana è ai primi posti in Europa, insieme a Belgio (37%) e Finlandia (35%)» si legge nel rapporto «Scenari industriali» del Csc, il Centro studi di Confindustria. L’Italia su questo fronte è addirittura sopra a Germania (31%), Francia (28%), Spagna (19%) e Regno Unito (17%). Ottime anche le performance nell’innovazione di prodotto pari al 32%, «inferiore a quella tedesca , molto più avanti di quella spagnola o inglese e su valori simili a quella francese». Risultati simili l’Italia li raggiunge anche nelle cosiddette «produzioni core per l’innovazione» (che oltre alla manifattura comprendono le industrie estrattive e diversi comparti del terziario): qui l’Italia è davanti alla Germania nelle innovazioni di processo (con una quota pari al 30%), ma subito dietro in quelle di prodotto (29%). L’industria italiana, nonostante un’alta propensione a innovare i prodotti e processi, registra però una minore propensione a investire in modo formale nella ricerca scientifica, con un’incidenza sul fatturato manifatturiero pari all’1%, contro il 3,2% della Germania e il 2,8% della Francia. Negli ultimi anni comunque, gli sforzi destinati a R&S sono aumentati significativamente.