I ”super-spaghetti” sono il frutto di una ricerca che va avanti da alcuni anni e coinvolge l’Università di Bologna, l’Università del Molise e l’ateneo di Granada. I ricercatori hanno di recente pubblicato gli ultimi risultati della loro ricerca sulla
rivista Food Research International, dimostrando la possibilità di produrre i super-spaghetti in modo rispettoso dell’ambiente senza sprecare nulla del chicco di cereale. Il segreto è l’utilizzo di un metodo di separazione dei componenti del chicco stesso mediante l’aria (air-classifing). Ana María Gómez Caravaca, esperta dell’Università di Granada (Spagna) che ha guidato lo studio, ha spiegato che le due frazioni in cui è possibile separare i prodotti della lavorazione dei cereali hanno diversa composizione. In particolare, la farina di orzo può essere separata in una frazione ricca di antiossidanti e di fibre solubili (soprattutto betaglucani, ovvero i polisaccaridi costituiti da molecole di glucosio e altri zuccheri) e una più ricca di proteine. La frazione più grezza è stata utilizzata dai ricercatori per produrre super spaghetti arricchiti di betaglucani e di composti antiossidanti. Lavorando poi con questi ”ingredienti” si ottiene la super-pasta che per il suo elevato contenuto in fibre e antiossidanti – si legge in una nota dell’ateneo spagnolo – potrebbe avere un ruolo nel ridurre il rischio cardiovascolare. “Questi prodotti permettono di raggiungere, con una singola dose (un piatto di pasta), il 70% della dose giornaliera di betaglucani raccomandata dall’ European Food Safety Authority (EFSA)”.