Secondo gli ultimi studi dell’Ue, il 96 per cento degli stock ittici del mediterraneo subisce una pressione di pesca tre volte superiore rispetto al livello sostenibile. I tecnici lo chiamano “Rendimento Massimo Sostenibile”: rappresenta la quantità di pesci che si può catturare, anno dopo anno, senza mettere a rischio la capacità di riprodursi in futuro. In realtà, la situazione potrebbe essere peggiorata: un nuovo studio, pubblicato su “Nature” da Daniel Pauly e Dirk Zeller , ha ricostruito i livelli di pesca integrando numeri che sfuggono alle statistiche della Fao, come quelli della pesca artigianale e illegale.
La ricerca ha rivelato che, tra il 1950 e il 2010, le catture nel Mediterraneo potrebbero essere state il 50 per cento più alte di quanto dichiarato. Per l’Italia le stime sono ancora più negative: «Le catture totali sono state 2,6 volte superiori rispetto a quanto dichiarato alla Fao», hanno scritto gli studiosi, e le catture illegali hanno rappresentato il 54% di quelle dichiarate. In un comunicato ufficiale dello scorso 5 febbraio, MedReAct (Mediterranean Recovery Action), l’organizzazione per il recupero della biodiversità marina del Mediterraneo afferma che: “Para Francia, las capturas del Mediterráneo fueron más del doble que las registradas en los datos oficiales. En el Mediterráneo español y Golfo de Cádiz, las capturas reconstruidas en el estudio resultaron ser mucho más elevadas que en nuestros países vecinos, 70% superiores a los datos declarados”.