Il 68% dei consumatori di tutto il mondo prenota viaggi e vacanze esclusivamente online. Ma quando è insoddisfatto, sono più quelli che preferiscono postare una recensione negativa (42%), di chi si dice pronto ad agire per chiedere un rimborso (40%). E preoccupa che più di 1 su 3 (37%) di chi ha avuto un’esperienza negativa con la propria prenotazione, ha anche segnalato furto di identità e dei dati della carta di credito (o di debito). A scattare la fotografia delle abitudini di e-commerce legate ai viaggi e agli acquisti online è il Barometro online di MarkMonitor attraverso uno studio, condotto da Opinium, che ha analizzato il comportamento dei consumatori online sulla prenotazione di viaggi, inclusa la ricerca di offerte di articoli stagionali e l’atteggiamento nei confronti della pirateria. Opinium ha, infatti, intervistato 3.257 consumatori di 8 paesi inclusi Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Danimarca, Spagna e Paesi Bassi. Dall’indagine emerge che la maggioranza degli intervistati (più dei due terzi) ha utilizzato solo Internet per le prenotazioni (un dato ai massimi livelli tra i “Millenials” nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni). Il 64% dichiara di aver effettuato le prenotazioni direttamente sul sito dell’aeroporto, dell’albergo o dell’autonoleggio (perché clienti affezionati o perché percepiscono maggiore sicurezza in tempi di phishing) , mentre il 50% ha utilizzato anche siti di comparazione o aggregatori. Qui la leva principale è il prezzo, cioè strappare l’offerta migliore e benché l’indagine non abbia un dettaglio preciso per Paese, è una pratica più diffusa in Italia (76%) e in Spagna (73%) , rispetto alla Germania (65%) o ai paesi anglosassoni in cui siamo sotto il 60 percento. In Italia e Spagna, a prenotare online sono soprattutto i giovani, più attenti al prezzo, mentre la più capillare diffusione dell’e-commerce nel Nord Europa e in Usa, anche tra una fascia di pubblico più matura e benestante, predilige l’affidabilità e la “reputazione” a un vantaggio esclusivamente economico. «Con la crescita dei social media e una cultura dove i consumatori hanno il potere di rendere ampiamente noto il loro disappunto attraverso i social network – ha detto Mark Frost, Ceo di MarkMonitor – la protezione del brand online non è mai stata così importante. Questo risulta particolarmente evidente quando viene chiesto loro come si accertano dell’affidabilità di un sito di viaggi; quasi la metà (47%) dei consumatori dichiara di leggere le recensioni». Secondo la ricerca, poi, il 75% dei consumatori che prenotano online cerca su Internet offerte di acquisto e shopping prima del viaggio. Con una prevalenza per abbigliamento e scarpe (55%), biglietti per eventi e spettacoli (53%), guide (33%), valigie (25%) e occhiali (21%). Tuttavia, il 64% si dice preoccupato della sicurezza delle transazioni in rete e addirittura il 37% di chi si dice insoddisfatti per aver prenotato online, segnala un abuso o un furto di identità della propria carta di credito mo di debito. Percentuali maggiori si rilevano in Usa (49%) e Regno Unito (36%). Anche perché sono Paesi dove più si usano le carte di debito. mentre quelle di credito forniscono più tutele (ad esempio, la banca rimborsa gli ammanchi sul conto dovuti a phishing). A parole, tutti condannano la contraffazione e la pirateria via web (l’83% dice che non comprerebbe mai falsi beni online e l’84% non scaricherebbe mai file pirata). Metà degli intervistati lo considera moralmente sbagliato. Ma l’altra metà è più preoccupata del fatto che sia poco sicuro e non vuole rischiare di scaricare virus. «Quando si acquistano beni di consumo così come pacchetti viaggio o stanze d’albergo – ha concluso Jerome Sicard, regional manager Sud Europa di MarkMonitor – è molto importante fare attenzione a tutti i passaggi di acquisto. Può succedere che si parta da uno sconto molto appetibile ma nei vari passaggi della transazione il prezzo aumenti sino a diventare poco o per nulla competitivo perché nella filiera si sommano aggravi eccessivi, ancorché legali, o si può finire, senza accorgersene, anche in siti illegali. Fondamentale, dunque, che le aziende e i brand facciano ogni sforzo per alleggerire e verificare sempre la trasparenza della propria catena distributiva online, se vogliono evitare danni di immagine spesso gravi» (fonte: IlSole24Ore)