Era il 29 giugno 1520 quando Montezuma II, l’ultimo imperatore Atzeco, venne ucciso a colpi di pietre e frecce dal popolo inferocito, mentre dal balcone del suo palazzo a Tenochtitlàn stava chiedendo ai suoi sudditi di non ribellarsi alla Spagna, che ormai la faceva da padrone. Agli occhi del popolo era un traditore e un corrotto. Solo qualche giorno prima il comandante spagnolo lasciato in città, Pedro de Alvarado detto Tonatiuh, aveva interrotto la celebrazione azteca di Toxcatl facendo uccidere i personaggi più in vista delle classi nobili azteche, durante quello che fu chiamato “Il Massacro del Grande Tempio“. Secondo le stime i morti sono stati tra i 350 e i 1.000, altre fonti parlano di 10.000. Il popolo, dunque, si sollevò in rivolta e gli spagnoli fecero prigioniero Montezuma. Il 29 giugno, nel tentativo di calmare la folla inferocita, Montezuma apparve sul balcone del suo palazzo, facendo appello alla sua gente di ritirarsi. Il popolo rimase esterrefatto davanti alla complicità del loro imperatore con gli spagnoli e lo bersagliò di pietre e frecce. Il mistero sulle circostanze della morte, però, continua. Secondo alcune fonti, Montezuma avrebbe rifiutato cibo e cure offertegli dai suoi carcerieri spagnoli, mentre in base a un’altra versione sarebbe stato Cortés in persona a ucciderlo, versandogli dell’oro fuso in gola. (fonte: meteoweb.eu)