L’Associazione italiana editori ha da poco realizzato per conto dell’Ice un ebook, “Mercanti di storie. Rapporto sull’import/export di diritti 2016″, che mette in fila una serie di dati incoraggianti. Lo scorso anno le case editrici italiane hanno venduto all’estero complessivamente 5.914 diritti di edizione ai loro colleghi stranieri. Sono naturalmente sempre meno dei libri comprati (10.685 titoli). Ma in termini percentuali le vendite sono cresciute dell’11,7%, gli acquisti del 2%.Soprattutto i romanzi, la narrativa fa ancora la parte del leone: rappresenta oltre un terzo della vendita di diritti alle case editrici straniere (il 36,2%), con un incremento del 251,9% (nel 2007 era il 17,2%). Un altro terzo è in mano alla letteratura per l’infanzia (36,1%), mentre la saggistica negli ultimi anni ha perso terreno: da quasi il 28% del 2007 a poco più del 16% attuale. Trend negativo anche per gli illustrati (-32,6%). Ma chi vendiamo i nostri libri? La maggior parte agli europei. Gli spagnoli ad esempio hanno comprato l’anno scorso 879 titoli italiani. La vecchia Europa ha acquistato più della metà (il 50,8%) dei nostri diritti di edizione. Meno di qualche anno fa, ma comunque tantissimi. La novità non è questa ma è semmai il fatto che si stanno aprendo nuovi mercati: l’area asiatica fino a qualche anno fa era off limits per noi, oggi finalmente esiste, assorbendo il 14,3% del mercato: dal 2007 al 2015 l’export verso est è cresciuto di oltre il 111%, soprattutto grazie alla Cina. (fonte: la Repubblica)