In Ambasciata d’Italia a Madrid si è svolto un interessante incontro con l’economista Lorenzo Bini Smaghi, già componente del board della Banca centrale europea e autore del libro “Morire di austerità. Democrazie europee con le spalle al muro”, che sta presentando in questi giorni . Tanti gli spunti di riflessione e le intelligenti provocazioni al mondo politico lanciate da Bini Smaghi, convinto che “chi è eletto democraticamente fa fatica a prendere decisioni impopolari che possono comprometterne la rielezione.
L’emergenza diventa così il motore dell’azione politica e il modo per giustificare le manovre correttive di fronte agli elettori, con la conseguenza che la cura, tardiva, varata sotto la pressione dei mercati (permettendo alla Banca centrale europea di svolgere un pericoloso ruolo politico),
diventa ancor più dolorosa e impopolare.”. Un esempio: ci vorrebbe un governo forte che decidesse di aumentare l’Iva di un punto e diminuire sensibilmente l’Irap, con riflessi positivi per le aziende e la produttività. L’economista crede che il primo ministro faccia bene a muoversi in Europa per cercare di ottenere più tempo per organizzare il risanamento fiscale ma “servono interventi fondamentali per migliorare la competitività dell’Italia – ha sottolineato – mettendo mano alle riforme che languono da tempo e che consentirebbero di rafforzare il potenziale di crescita del Paese e renderlo più attraente agli investitori internazionali”. Se la crisi è soprattutto politica e “riflette l’incapacità delle democrazie occidentali di risolvere problemi accumulati da oltre un ventennio”, la scelta obbligata per il nostro Paese (ma anche per la Spagna, ha ricordato Bini Smaghi) è dunque quella di un programma di medio periodo “con impegni forti e monitorabili sulle riforme non ancora fatte”.