Tre blocchi distinti di Paesi: quelli della “Vecchia Europa”, con la Spagna, la Francia, la Grecia e naturalmente l’Italia; un gruppo di “futuri campioni”, del Nord Africa, anche se alcuni di loro, almeno nel breve periodo, sono pesantemente danneggiati dall’instabilità politica; un terzo blocco di Stati che sono “la porta dell’Asia”, capitanati dalla Turchia e in cui rientrano anche Emirati Arabi e Arabia Saudita, cioè due Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg). Il bacino del Mediterraneo può essere visto anche così, come ce lo presenta un recente studio di Euler Hermes, secondo cui in tempi di recessione i Paesi della “Sponda Sud” rappresentano per l’Italia e le nostre imprese un’opportunità più semplice da sfruttare rispetto a quelle dell’Estremo Oriente e dell’America Latina.Sottolinea Ludovic Subran, chief economist di Euler Hermes: «Il calo della domanda interna, la contrazione del credito alle imprese non finanziarie in Italia sono fattori di contrazione degli investimenti. Prevediamo un -6,7% nel 2013 e un -2,1% nel 2014. Ma l’Italia ha un grande punto di forza, il fatto che i suoi prodotti sono molto diversificati. E può contare su una forte base industriale e su prodotti di fascia media. A medio termine, la ripresa di competitività sul prezzo e gli ultimi sviluppi sulla destinazione delle esportazioni dovrebbero sostenere l’export». Per Euler Hermes, un bacino importante per le esportazioni del nostro Paese potrebbero essere proprio i Paesi del Mediterraneo meridionale (fuori dall’eurozona), verso i quali attualmente si indirizza l’8% delle nostre vendite, una percentuale che può largamente aumentare. Le prospettive economiche dell’area sono buone. Nel 2013 la crescita economica media della regione mediterranea sarà dello 0,4%. Ma questa media sarà trainata dai Paesi fuori dall’eurozona, il cui Pil in media aumenterà del 3,5%: in primis la Turchia, l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi, oltre che, tra i Paesi nordafricani, il Marocco, che ha mostrato finora la maggior stabilità politica e una grande apertura ai commerci. Le previsioni sono più favorevoli a partire dal 2014, anno in cui l’area del Mediterraneo, esclusa l’eurozona, arriverà al 4,1% di crescita. Sulla porta dell’Asia, finora la presenza italiana in Turchia pare avere risentito delle proteste contro il governo di Erdogan. «Nell’immediato le aziende presenti qui non ne hanno risentito – conferma Ferdinando Pastore, direttore dell’Ice di Istanbul –. La Ferrero aprirà l’8 settembre il suo stabilimento in Turchia; il Paese ha sei aree prioritarie in cui gli sgravi e gli incentivi sono molto interessanti. L’Italia ha mantenuto il suo export (21 miliardi di euro) in valore e volume. Astaldi insieme a un partner turco ha vinto l’appalto per il terzo ponte sul Bosforo e sta completando il terzo sul Corno d’Oro».Politica permettendo, i due settori determinanti del dinamismo della regione saranno appunto l’edilizia, che va di pari passo col rafforzamento delle infrastutture, e i trasporti. Un ruolo di primo piano sarà giocato dalla collaborazione pubblico-privato, che favorirà lo sviluppo delle costruzioni. In Arabia Saudita, secondo mercato del Medio Oriente per l’edilizia, nei prossimi cinque anni i progetti relativi al settore edile ammonteranno a 613 miliardi di dollari. Diversi Paesi inoltre stanno puntando sul trasporto aereo. L’esempio migliore è la Turchia: la Turkish Airlines, che ha fatto viaggiare 39 milioni di passeggeri nel 2012, ne prevede 90 milioni nel 2020. Ed è stato lanciato il progetto di un terzo aeroporto a Istanbul. Un buon trend si profila anche per il mercato dei consumi e in particolare per l’auto: le previsioni per Emirati Arabi, Arabia Saudita, Turchia e Marocco sono più favorevoli. (fonte: Il Sole 24 Ore)