In Spagna le più alte coltivazioni Ogm

Le superfici sono per lo più concentrate in Spagna che si conferma il più grande utilizzatore di Ogm con il 94% degli investimenti totali (136.962 ettari, +18%). La fotografia scattata dall’International service for the acquisition of agri-biotech applications (Isaaa) conferma che nel 2013 gli ettari coltivati con varietà geneticamente modificate sono saliti nel mondo a 175,2 milioni, in progresso del 3% rispetto al 2012. L’Unione europea, dove 19 paesi (tra cui l’Italia) hanno bocciato l’idea di coltivare un mais Ogm di nuova generazione, resta fanalino di coda. Sono cinque i paesi che coltivano 148.013 ettari comunque in crescita del 15%.Le altre aree in cui si coltiva il mais Mon 810, l’unico autorizzato per la coltivazione insieme alla patata Amflora (subito abbandonata), sono concentrate in Portogallo, Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia. Per la Coldiretti a determinare il flop europeo è «l’elevato livello di scetticismo dei cittadini. La realtà che emerge dal rapporto Isaaa è che sostanzialmente gli Ogm in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini». Di parere opposto il commento di Assobiotec. «I dati che ci consegna l’Isaaa – sottolinea il presidente, Eugenio Sidoli – confermano la continua crescita nel mondo delle applicazioni biotecnologiche in campo agricolo utilizzate ormai da 18 milioni di agricoltori. Questo per un solo motivo: perché le biotecnologie sono amiche dell’agricoltura aumentando la produttività e migliorando la qualità delle colture». Un trend in controtendenza rispetto all’Italia, secondo Sidoli, che «persevera in una politica che ostacola senza fondati motivi le colture geneticamente modificate, con argomenti privi di contenuto scientifico. Nel nostro paese perfino gli appelli della comunità scientifica per riaprire la sperimentazione in campo sono caduti nel vuoto. E continuiamo a trovarci di fronte a situazioni veramente paradossali: possiamo importare prodotti geneticamente modificati ma non possiamo coltivarli». Secondo il rapporto Isaaa, la leadership produttiva resta nelle mani degli Stati Uniti che continuano ad essere il principale produttore a livello mondiale con 70,1 milioni di ettari destinati agli Ogm (il 40% del totale). Sul secondo gradino del podio sale il Brasile con 40,3 milioni di ettari (+10% rispetto al 2012) che sta emergendo come uno dei principali players a leader globale. Dopo cinque anni di crescita ininterrotta il Brasile coltiva il 23% delle superfici investite a biotech. «È un sistema di approvazione snello – sottolinea Isaaa – a facilatare la diffusione degli Ogm. Nel 2013 il Brasile ha avviato su 2,2 milioni di ettari la coltivazione della soia resistente agli insetti e tollerante agli erbicidi a 2,2 milioni di ettari. E nel 2015 è prevista la commercializzazione da parte della società di ricerca Embrapa del fagiolo resistente ai virus».Trend positivo anche in India dove sono coltivati 11 milioni di ettari con cotone Bt e in Cina dove la stessa varietà è stata scelta da 7,5 milioni di piccoli agricoltori (0,5 ettari la media aziendale). Passi avanti anche in Africa dove Burkina Faso e Sudan hanno aumentato le superfici di cotone Bt in modo sostanziale mentre il Sud Africa è rimasto stabile con 2,9 milioni di ettari. Viaggia in controtendenza, invece, il Canada sceso a 10,8 milioni di ettari (–7%) e l’Australia che ha tagliato 100mila ettari a causa della siccità.  (fonte: Il Sole 24 Ore)

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