Consumi e spese al minimo in Spagna e Italia

Secondo i dati contenuti nel report trimestrale prodotto da Nielsen, ben un cittadino su cinque (21%) nell’Unione Europea non avanza nulla dello stipendio dopo aver pagato le spese “basiche”. In Italia il 26% degli intervistati (un italiano su quattro) arriva a malapena a fine mese, o non ci arriva proprio; lo stesso accade in Spagna (25%), Francia (23%) e Gran Bretagna (25%). Anche nella “ricca” Germania il 18% degli intervistati dichiara che il suo reddito basta a malapena per lo stretto necessario. In Grecia la percentuale sale fino al 32% (un Greco su tre), e il Portogallo, anch’esso provato dall’austerity imposta dalla Troika, si ferma poco sotto (31%). Il dato inglese è quello più stupefacente visto che Londra dispone ancora di una banca centrale che ha rilanciato l’econonia con imponenti stimoli monetari sulla falsariga del quantitative easing varato negli Stati Uniti dalla Federal Reserve. L’Inghilterra inoltre è uscita dalla recessione a metà del 2012 e oggi il suo mercato immobiliare è ai massimi di sempre, nonché a rischio bolla secondo alcuni economisti. Ma la ricchezza e il lavoro sono concentrati soprattutto nella capitale e in particolar modo nel settore finanziario, mentre le città periferiche continuano a soffrire. Altrettanto significativi sono i dati Nielsen relativi a chi si ritrova ancora qualcosa in tasca alla fine del mese. Ebbene, la maggiore preoccupazione è quella di costruirsi un gruzzolo per garantirsi il futuro. E anche in questo caso non si rilevano particolare differenze fra i Paesi con un’economia in buona salute e quelli che hanno combattono con la crisi. Un cittadino Ue su tre (34%) mette da parte quello che avanza. In questo caso si va dal 26% della Germania al 40% della Francia, passando per il 35% dell’Italia, il 37% della Spagna, il 39% della Gran Bretagna, il 25% della Grecia e il 39% del Portogallo. Ma non è finita qui: un cittadino Ue su quattro (25%) utilizza il di più per ripagare mutui, debiti e carte di credito (in Italia, Paese notoriamente con un basso indebitamento privato questa percentuale scende al 15%, mentre è al 27% per la Germania). Esistono poi gruppi meno consistenti che destinano quanto avanza ogni mese all’investimento in azioni o fondi comuni (il 5% dei cittadini europei) o lo conferiscono al proprio fondo pensione (6%). Ipotizzare una ripresa dei consumi in questo contesto appare quanto meno azzardato. (fonte: la Repubblica)

 

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