CO2: se non si riduce il 70% impatti negativi nel sud Europa

Senza ulteriori azioni di riduzione della CO2 e con un aumento della temperatura globale entro i 3,5 gradi centigradi, il vecchio continente potrebbe contare un minimo di 190 mliardi di euro di danni, con una perdita dell’1,8% del Pil attuale. Questi i dati di uno studio del Joint Research Centre, il servizio scientifico interno della Commissione europea.Secondo lo scenario disegnato dal Jrc, le morti legate alle ondate di calore potrebbero arrivare a quota 200mila, i danni dalle inondazioni dei fiumi oltrepassare il tetto dei dieci miliardi di euro, mentre in Sud Europa sarebbero 8.000 i km quadrati di foreste a rischio incendio. Il numero di persone colpite da siccità sarebbero sette volte maggiori e i danni alle coste, provocati dall’innalzamento del mare, triplicarsi. Nel bilancio stimato da questa analisi, le morti premature sono quantificate nel danno maggiore (120 miliardi di euro), seguite dall’impatto su coste (42 miliardi di euro) e agricoltura (18 miliardi di euro). Lo squilibrio a livello geografico è netto: il 70% degli impatti negativi dei cambiamenti climatici ricadrebbe sull’Europa del Sud, che oltre all’Italia include Portogallo, Spagna, Grecia e Bulgaria, e sull’Europa centrale meridionale (Francia, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia e Romania).

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