Occhiali Vuarnet: Stefano Fabris punta alla Spagna

«Fino all’estate, il 2014 era stato un anno di fortissima crescita per Vuarnet, con un aumento delle vendite intorno a l 30%. Poi abbiamo registrato un rallentamento, ma pensiamo di chiudere comunque un esercizio molto positivo». Stefano Fabris, amministratore delegato di Vuarnet, da poco più di due anni, sta orchestrando il rilancio dello storico marchio francese di occhiali, nato nel 1957 e oggi partecipato dal fondo Neo Capital, che di recente è entrato anche in Valextra, brand italiano di pelletteria di lusso. Fabris vanta una lunga esperienza in aziende di occhialeria ed è stato anche tra i fondatori di Zeroh+, marchio di abbigliamento e accessori tecnici per sport all’aria aperta. In Vuarnet si occupa non solo di numeri, ma anche di prodotto. Il fatturato del 2014 arriverà a 15 milioni, diviso al 50% tra occhiali e abbigliamento (introdotto 20 anni fa) e per il 2015 la crescita verrà sia dall’Europa sia dagli Stati Uniti , primo mercato dopo la Francia, che assorbe circa il 55% del fatturato. Tra i Paesi sui quali Fabris punta per il 2015 ci sono Spagnae Belgio, ma anche Israele, dove Vuarnet ha una grande notorietà. «Siamo conosciuti sia per le forme, all’avanguardia fin dagli anni 50, sia per le lenti – sottolinea Fabris –. Vuarnet è ancora oggi l’unico marchio di occhialeria di lusso che utilizza lenti minerali, che garantiscono la massima protezione dal sole e dal vento e garantiscono una du­rata infinitamente più lunga rispetto alle lenti in plastica». Una delle novità del 2014 sono stati i clip­on, moderna versione degli “aggiuntivi”: il frontale è in acetato di altissima qualità, con aste in alluminio, mentre il clip­ on è realizzato con una lega di grande flessibilità e resistenza. «Li vendiamo con montature da vista, che Vuarnet non aveva mai proposto. Stanno avendo un grande successo, anche tra le donne, che oggi rappresentano il 20% della clientela, ma che vorremmo avessero un peso maggiore». L’unico monomarca Vuarnet si trova nel cuore di Parigi, a cento metri dalla più famosa boutique Hermès della città, ed è il negozio originale da cui tutto ebbe inizio,, quasi 60 anni fa, grazie all’intuizione di due ottici,

Stefano Fabris, amministratore delegato di Vuarnet

Roger Pouilloux e Joseph Hatchiguianque. «All’interno abbiamo persino un minimuseo, con pezzi storici e fotografie d’epoca –racconta Fabris. No abbiamo però in programma ad aprire altri negozi, ci affidiamo al canale wholesale, che ovviamente è diverso da Paese a Paese. In Italia ad esempio gli ottici indipendenti sono fondamentali, mentre negli Stati Uniti il mercato è dominato dalle grandi catene. Il nostro Paese assorbe circa il 10% del fatturato di Vuarnet, ma è un mercato strategico: «Vuarnet non tradirà mai le sue origini per diventare un occhiale fashion o di tendenza, però l’Italia resta fondamentale per qualsiasi marchio che, come il nostro, incarna uno stile di vita». Al Dna di Vuarnet si rifanno ad esempio le nuove versioni, sempre più high-tech, dello storico modello Glacier, il cui design si era ispirato agli occhiali dei piloti aeronautici degli anni 30. L’oc­chiale era nato per proteggere gli sciatori e in particolare gli alpinisti dal sole e dal vento in alta quota. «Glacier oggi è un pro­dotto di alta tecnologia conferma l’amministratore delegato. Le sue protezioni laterali, in cuoio o in pelle lucida traspirante a struttura metallica con magnete, permettono di stenderle al massimo per assicurare una migliore protezione degli occhi. Le protezioni si possono però togliere, pensando a un utilizzo in città». Ingenti gli investimenti nel­ l’e­commerce, che Fabris vorrebbe stabilizzare intorno al 20% del fatturato. «È un canale fondamentale, in particolare per raggiungere i clienti più giovani», conclude. (fonte: Il Sole 24Ore)

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