Al termine del vertice straordinario di Parigi che ha visto la partecipazione di undici ministri dell’Interno dei Paesi europei più toccati dal fenomeno dei “foreign fighters”, cioè i giovani che partono per combattere in Iraq o in Siria e spesso tornano con l’obiettivo di commettere attentati “in casa”, cui si sono aggiunti il segretario di Stato americano alla Giustizia Eric Holder (il quale ha annunciato un summit internazionale antiterrorismo il 18 febbraio a Washington) e il coordinatore europeo della lotta al terrorismo Giulles de Kerchove, si è deciso:
- di rivedere e aggiornare il sistema di informazioni relativo dell’area Schengen per avere maggiori controlli sui passaggi alle frontiere esterne dell’area, con l’approfondimento delle informazioni sulle persone considerate a rischio;
- accelerare l’approvazione del cosiddetto Pnr (passenger name record), cioè la schedatura dei passeggeri degli aerei, per intercettare rapidamente i “foreign fighters”, trovando un accordo con il Parlamento europeo che ha bloccato la misura in nome della difesa della privacy;
- costruire una maggiore cooperazione con i grandi gruppi del web per monitorare l’uso, abilissimo, che viene fatto della rete da parte delle organizzazioni terroristiche (per attività di propaganda, reclutamento e istruzione) e intervenire quindi rapidamente con il blocco degli accessi;
- usare internet per fare dell’azione informativa di contrasto alle centrali del terrore.
- Oltre a un rafforzamento generale dei sistemi di scambio di informazioni (ancora inadeguato a causa delle diverse legislazioni, e sensibilità, nazionali) e delle strutture sovranazionali e multilaterali, di polizia e giudiziarie: Europol, Interpol, Eurojust.
Sia il ministro dell’Interno francese Cazeneuve che il suo omologo spagnolo Jorge Fernández Díaz si sono detti favorevoli alla modifica del Trattato di Schenghen prevedendo il ritorno ad una forma di controllo alle frontiere. Secondo Cazeneuve è importante poi approvare urgentemente la direttiva sul Passenger name record (Pnr) per la registrazione dei passeggeri sui voli aerei nell’area Schengen, perché «è uno strumento fondamentale» per la lotta al terrorismo. «Non esiste in questo momento un Paese a rischio zero» ha detto invece il ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano, che si è detto però contrario all’ipotesi modificare Schengen. «È una grande conquista di libertà non si può regalare ai terroristi il successo di tornare indietro» ha spiegato il ministro.