La testimonianza di un pilota italiano ad Albacete

“Avevo lasciato il parcheggio alle 15.14 ed ero in fase di rullaggio con il mio aereo: un minuto dopo, alle 15.15, l’inferno”. A parlare è il tenente di vascello Fabio Buganè, 40 anni, romano, pilota della Marina militare. Uno degli scampati della tragedia diAlbacete. Buganè, in servizio alla base aerea di Grottaglie, è arrivato il 16 gennaio in Spagna. Assieme a lui gli equipaggi e i tecnici dei 5 velivoli Harrier AV8 B della Marina e quelli dei due AMX del 51/o Stormo di Istrana dell’Aeronautica Militare. Insieme con i militari di altri nove Paesi Nato stavano partecipando al corso TLP (Tactical Leadership Programme), “con lo scopo – spiega il pilota all’ANSA – di migliorare l’integrazione tra gli equipaggi nelle operazioni aeree condotte dalle Forze alleate. Quella di oggi era

Fabio Buganè

un’attività alla quale dovevano partecipare tutti gli aerei presenti, più di una trentina”. Quando è arrivato il mio turno – racconta Buganè – ho lasciato il parcheggio e cominciato il rullaggio, per andare sulla pista e decollare. Un minuto dopo, sulla mia sinistra, ho visto lo schianto”. “Il caccia F16 – ricostruisce il pilota – immediatamente dopo il decollo, ad appena un centinaio di metri da terra, ha virato in maniera accentuata verso il suolo, fuori controllo, piombando nel parcheggio. Qui, nel piazzale, c’erano molti altri velivoli: alcuni erano già decollati, ma

diversi altri stavano rullando ed altri ancora erano fermi in attesa del loro turno di decollo”. “E’ stato tutto molto veloce e violento”, spiega Buganè. “Naturalmente non so cosa sia successo, anche se personalmente propendo per un problema del velivolo. Tutti i piloti che partecipano a questo tipo di attività sono molto esperti ed anche l’ipotesi di un malore mi sembra remota, considerato che ogni equipaggio è sottoposto a visite mediche scrupolose e che quell’aereo è dotato di doppi comandi, a bordo sono in due”. Tornando allo schianto, “da bordo del velivolo ho visto l’impatto al suolo e, contestualmente, sentito l’esplosione. Subito si sono levate fiamme altissime. Poi altri boati. Appena lasciato il velivolo sono corso sul posto, per verificare le condizioni dei colleghi, se potevo fare qualcosa. La scena era terribile: rottami ovunque, aerei distrutti, persone ferite. E ancora fiamme, esplosioni. Gli uomini delle squadre di soccorso e antincendio ci hanno allontanato: dovevano fare il loro lavoro. Un lavoro non facile. C’è voluto molto tempo prima che i vari focolai d’incendio venissero spenti. Ora, quello che resta – conclude il pilota della Marina – è il dolore: il dolore per dei colleghi e degli amici che sono morti o che sono rimasti feriti in una tragedia il cui ricordo, di sicuro, mi accompagnerà per tutta la vita”. (fonte: Ansa)

 

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