“Lobbying in Europe”, l’ultimo rapporto di Transparency International, denuncia: “L’Italia, assieme a Portogallo e Spagna, è tra i cinque Paesi con i punteggi peggiori e dove le pratiche di lobbying e i rapporti tra il settore pubblico e finanziario sono particolarmente a rischio”. Pratiche che possono mettere a rischio l’intero impianto delle riforme istituzionali ed economiche. Per Transparency International, infatti, esse sono state “significativamente ridimensionate anche a causa dell’azione e delle pressioni dei maggiori attori del settore”. Sul totale dei 19 Paesi analizzati dal rapporto, solo 7 (Austria, Francia, Irlanda, Regno Unito, Lituania, Polonia e Slovenia) hanno una legge che regolamenta l’attività di lobbying. E tra questi solo l’Austria impone un codice di condotta a lobbisti e politici. Delle tre istituzioni europee solo la Commissione ha una regolazione delle attività di lobbying che le fa sfiorare la sufficienza (53%) mentre il Parlamento Europeo e il Consiglio si fermano rispettivamente al 37 e 19 per cento.Secondo il rapporto le lobby più forti in Europa sono quelle finanziarie. Secondo le stime del Corporate Europe Observatory (CEO) il settore finanziario spende 120 milioni di dollari all’anno per attività di lobbying a Bruxelles e impiega più di 1700 lobbisti. Altri settori, come quello farmaceutico, delle telecomunicazioni e dell’energia, spendono fiumi di soldi in attività di lobbying. Difficile sapere esattamente quanti, vista l’assenza di obblighi di trasparenza. Ma se è vero che le sole case farmaceutiche impiegano ufficialmente 40 milioni di euro all’anno (anche se alcune stime parlano di 91 milioni di euro), si tratta certamente di cifre a molti zeri. Leggi qui il rapporto sulla Spagna 2015_LobbyingSpain_ES