F1 2008: il clan Lauro pensò omicidi a Barcellona

Il clan Di Lauro progettò di uccidere alcuni rivali, affiliati agli “scissionisti”, in occasione di un evento di risonanza mondiale,  il gran premio di formula 1 di Montmelò-Barcellona del 27 aprile 2008. Il fatto è emerso nel corso delle indagini che hanno portato all’arresto di 27 persone ritenute affiliate al gruppo Di Lauro. Nell’elenco dei destinatari delle misure cautelari emesse dal gip di Napoli (28 in tutto) figura anche il nome di Marco di Lauro, ritenuto attualmente a capo dell’omonimo clan. Marco Di Lauro, che non è stato arrestato, è latitante dal 2004: quarto figlio di Paolo di Lauro, soprannominato “Ciruzzo o’ milionario”, fondatore della famiglia camorristica napoletana di Secondigliano, figura nella lista dei 30 latitanti più pericolosi. Le indagini risalgono a sette anni fa: gli affiliati stavano cercando armi e assistenza logistica. Due conversazioni, intercettate dai carabinieri, consentirono di scoprire che il clan di Lauro stava progettando una strage di scissionisti in Spagna, sfruttando le informazioni fornite da una talpa presente nel gruppo rivale e rimasta a loro fedele. Una strage alla quale doveva prendere parte anche Marco Di Lauro. Obiettivo della missione di morte dovevano essere dieci persone, tra cui figurano Raffaele Amato, Patrizio Esposito, Raffaele Aprea e Vincenzo Spera, tutti elementi di vertice degli scissionisti, giunti a Barcellona con un volo da Roma il 22 aprile del 2008. Le intercettazioni consentirono agli investigatori di scoprire che il piano girava attorno alla figura di Daniele Tarantino, incaricato di curarne tutti i particolari, tra cui il reperimento delle armi, un Kalashnikov e una pistola Glock, da stipare in un appartamento di appoggio. Tarantino, che nelle intercettazioni parlava con una donna colombiana, doveva occuparsi anche di garantire assistenza in Francia per la trasferta a Barcellona di Marco Di Lauro il quale, in territorio iberico, sarebbe dovuto arrivare scortato da guardie del corpo. Sono proprio queste intercettazioni che danno origine a una cooperazione internazionale, denominata “Indagine Laurel”, tra i carabinieri e la Guardia Civil spagnola. Un blitz dei Carabinieri e della Guardia Civil spagnola evitò che il progetto fosse portato a compimento.

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