Il 17 aprile è passato, i nuovi Comites sono stati eletti ma quanti italiani rappresentano? Aspettando dalla Farnesina i dati generali sulle sedi nel mondo dove si è votato, ecco i risultati in Spagna. Nella circoscrizione di Madrid una sola lista su tre aveva ottenuto il quorum delle 200 sottoscrizioni (molte delle quali con autentiche notarili, quindi a pagamento). Ebbene, su 54.057 aventi diritto al voto (iscritti all’Aire e maggiorenni) hanno votato appena l’1,8%. Poco meglio è andata a Barcellona, dove i nuovi consiglieri del Comites provengono dalle due liste in lizza: hanno votato l’1,9% dei 51.387 possibili elettori. Nella circoscrizione di Madrid, 410 buste non sono state restituite, in quella di Barcellona 571. Ovvero chi si era iscritto al registro degli elettori, poi ha cambiato idea o ha “boicottato le urne” perché la lista che appoggiava non aveva raggiunto le sufficienti sottoscrizioni per essere ammessa e non ha voluto votare candidati sconosciuti. Soldi buttati, per plichi elettorali inviati e non tornati al mittente con un voto o anche solo con una scheda bianca. In Germania, a Monaco di Baviera ha votato il 2% degli aventi diritto, così come a Norimberga; a Zurigo il 3,8%; a Vancouver il 13% degli italiani ha partecipato al voto “la percentuale più alta di tutto il Canada e del Nord America”, ha commentato soddisfatto il console generale Fabrizio Inserra. Tobia Bassanelli, nel suo editoriale sul “Corriere d’Italia” a Francoforte aveva scritto: “Senza aspettare l’esito della consultazione, per quanto riguarda la partecipazione al voto sappiamo già come andrà a finire: per gli 11 Comites della Germania non voteranno più di 20.207 persone, cioè il 3,67% dei potenziali elettori (che sono oltre mezzo milione, per la precisione 546.498). Se pensiamo che all’ultima votazione, dieci anni fa, nel 2004, la partecipazione era stata dieci volte tanto (sul 30%), la catastrofe è evidente e non resterà senza innocue conseguenze”. Sempre nell’attesa di tutti i dati sui Comitati eletti dai connazionali all’estero nei quattro continenti, resta lo sconcerto per una partecipazione così inconsistente. Complici un meccanismo antidemocratico di sottoscrizione delle liste, una quasi totale assenza di informazione sull’esistenza di un organismo pensato per rappresentare bisogni, domande, richieste dei nostri connazionali nei confronti degli uffici consolari, il rinnovo dei Comites sembra piuttosto segnare la fine di questi comitati. Ma c’è di peggio: se ora voterà all’estero solo chi lo chiede e non perché appartiene al corpo elettorale (il debutto dei registri degli elettori formati in ciascun Consolato è avvenuto proprio per i Comites), rischia di venire compromesso il diritto di voto dei connazionali fuori Italia. Nel silenzio pressoché assoluto di partiti, Cgie, parlamentari eletti all’estero.
Patrizia Floder Reitter, direttore Infoitaliaspagna.com