A Barcellona la maggior parte dei cittadini di un altro paese Ue proviene dall’Italia (32%) e dalla Francia (16%) . A Torino nel 2011 il 6,4% della popolazione proveniva da altri paesi dell’Unione europea; di questi, il 91,8% era originario della Romania. È quanto emerge da un nuovo studio sull’impatto del diritto alla libera circolazione nell’Unione Europea, presentato dalla Commissione Ue. I cittadini dell’Unione Europea si trasferiscono soprattutto per lavorare e sono in media più giovani e economicamente più attivi della popolazione locale. Lo studio “Evaluation of the impact of the free movement of EU citizens at local level” punta i riflettori su sei città scelte per la composizione multinazionale della loro popolazione : Barcellona, Dublino, Amburgo,
Lille, Praga e Torino e prende in esame le strategie di inclusione economica e sociale dei cittadini europei in mobilità nell’Ue, le misure volte a promuovere una cultura di accoglienza e un atteggiamento positivo nei confronti dei cittadini stranieri. Lo studio passa in rassegna le politiche in materia di impiego, imprenditoria, alloggi, istruzione, dialogo interculturale, atteggiamento verso la migrazione e partecipazione alla vita cittadina. L’analisi delle sei città mostra che il fenomeno della migrazione è storicamente radicato a Lille e ad Amburgo mentre è più recente nelle altre città. Lo studio mostra che in tutte e sei le città campione l’arrivo di cittadini europei più giovani e in età lavorativa contribuisce positivamente all’economia locale. Lo studio mostra inoltre che i nuovi arrivati contribuiscono a colmare le lacune del mercato del lavoro
locale, a far crescere i nuovi settori e a controbilanciare l’invecchiamento demografico. I cittadini provenienti da altri Stati membri spesso accettano lavori al di sotto delle loro qualifiche, possono essere pagati di meno e non sempre godono di pari opportunità di accesso a alloggi e istruzione.