Il 43% NON è iscritto all’Aire, il 30%: NON lo conosce. Solo lo 0,7% ha rapporti con gli Istituti previdenziali. La fotografia dei nuovi migranti, sotto i 40 anni, nella ricerca realizzata per l’associazione Italents da Paolo Balduzzi, ricercatore in Scienza delle finanze presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, fornisce indicazioni utili anche su come “funziona” l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. L’indagine conoscitiva sui talenti emiliano-romagnoli emigrati e sui talenti rientrati, è stata presentata pochi giorni fa all’Urban Center di Bologna nell’evento MeeTalents & Exbo e riporta dati relativi a 300 cittadini emiliano-romagnoli che stanno avendo o hanno avuto esperienze di studio e/o lavoro all’estero. Il 15% esclude del tutto il ritorno in Italia; circa il 9% prevede un ritorno prima dei tre anni. Nessuno degli espatriati ha utilizzato la legge “Controesodo” per rientrare. Nelle sue conclusioni, Paolo Balduzzi evidenzia che ritorno in Italia non significa per tutti un miglioramento lavorativo. Le paure più diffuse tra chi è ancora all’estero, confermate da chi è rientrato: la mancanza di finanziamenti alla ricerca, le basse remunerazioni, la mancanza di meritocrazia, un blocco culturale all’innovazione. Sempre dall’indagine MeeTalents, emerge una netta preferenza per politiche di facilitazione sul mercato del lavoro, indipendentemente dall’età e dal genere, e giudizio invece tiepido sulle riserve negli asili nido (anche perché solo una parte ha figli). Il 70% dei rientrati non conosceva la legge “Controesodo”. “Questo porta anche a mettere in luce l’esigenza di affiancare a politiche che fanno leva sugli incentivi fiscali, servizi e condizioni che migliorino l’opportunità di valorizzare sul territorio nazionale l’arricchimento culturale, di competenze e di relazioni acquisito all’estero. La maggioranza dichiara infatti di essere disponibile a contribuire con idee e proposte su leggi e iniziative che migliorino la circolazione dei talenti e a far da ponte tra territorio di origine e paese in cui vivono”, sottolinea la ricerca.