Brevetto unico europeo, Italia e Spagna perdono

Fine corsa per la battaglia di Italia e Spagna contro il brevetto unico europeo. La Corte di Giustizia dell’Unione europea manda definitivamente in soffitta la vicenda del brevetto unico. E’ questo l’effetto della doppia sentenza arrivata martedì dal Lussemburgo. I giudici si sono pronunciati sul ricorso proposto dalla Spagna contro due regolamenti che disciplinano il nuovo brevetto unificato a livello comunitario. E, dopo una lunga serie di bocciature, partita nel 2013, è arrivato l’ennesimo stop, che manda in archivio anche la battaglia fatta dall’Italia negli ultimi anni. La causa prende le mosse dalla decisione della Commissione europea, che nel 2010 ha completato una proposta sul regime di traduzione del brevetto Ue. A causa della mancanza del necessario consenso unanime, però, dodici stati membri (Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Slovenia e Svezia) hanno chiesto alla Commissione di instaurare tra loro una cooperazione rafforzata per l’istituzione di “una tutela brevettuale unitaria”, sulla base delle proposte di questi stessi paesi durante i negoziati. Lo scatto in avanti ha mandato su tutte le furie Spagna e Italia, da sempre contrarie alla creazione di un brevetto comune europeo che escludesse le loro lingue. I due paesi, allora, hanno proposto negli anni diversi ricorsi, sistematicamente bocciati dai giudici lussemburghesi. La prima bocciatura, addirittura, risale ad aprile del 2013. Con queste ultime sentenze, di fatto, la vicenda del brevetto unico va in archivio. In questo caso si parla del “pacchetto brevetto unitario”. Dopo anni di lavoro, il legislatore dell’Unione europea ha infatti voluto conferire, con due regolamenti, “al brevetto europeo una tutela unitaria e istituire un tribunale unificato in tale settore”. La Spagna, dopo avere fatto ricorso contro le decisioni del Consiglio, si è scagliata anche contro questi due regolamenti, chiedendone l’annullamento. Partiamo dal regolamento sul brevetto unico. La Spagna contesta la legittimità, rispetto al diritto dell’Unione, del procedimento amministrativo che precede la concessione di un brevetto europeo. Secondo la sua interpretazione, non garantisce l’applicazione corretta del diritto comunitario. Secondo i giudici, però, il ricorso non è fondato, perché “il regolamento non ha affatto lo scopo di fissare, anche solo parzialmente, le condizioni di concessione dei brevetti europei”. La seconda questione importante riguarda il regime di traduzione. “La Spagna deduce la violazione del principio di non discriminazione fondata sulla lingua, dato che, a suo parere, il regolamento istituisce un regime linguistico che lede i soggetti la cui lingua non rientra tra le lingue ufficiali dell’Ufficio europeo dei brevetti”. Secondo la Corte, però, “nel regolamento si opera un trattamento differenziato delle lingue ufficiali dell’Unione”. Anziché soffermarsi solo sulla questione delle lingue, in sostanza, bisogna valutare “la complessità e i costi particolarmente elevati che caratterizzano l’attuale sistema di tutela del brevetto europeo”, dal momento che “costituiscono un ostacolo alla tutela brevettuale nell’Unione e producono effetti negativi sulla capacità di innovazione e di competitività delle imprese dell’Unione, in particolare delle piccole e medie”. Secondo i giudici, il regime linguistico istituito dal regolamento rende più facile, meno costoso e giuridicamente più sicuro l’accesso ai brevetti rispetto a quanto avviene oggi. (fonte: Euractiv.it)

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