Cosa leggere in vacanza? Glossario di sciocchezze

Divertenti considerazioni sugli stereotipi “Quali libri  leggere in vacanza” li potete trovare in questo articolo di Andrea Ballarini pubblicato su Il Foglio” nella consueta rubrica “Manuale di conversazione”. “Le vacanze sono imminenti e come ogni anno si pongono gli stessi interrogativi. Quali scegliere? Come scegliere quelle giuste in mezzo a un’offerta sterminata? Buttarsi sulle novità o restare fedeli ai classici? Eccovi una serie di risposte universali alle domande che insorgono quando si parla delle letture delle vacanze.

– Non vedere l’ora di partire per le vacanze per poter leggere tutti i libri accumulati nel corso dell’anno. Si può dirlo da febbraio in poi.

– Spiegare che la vacanza estiva è l’unico momento in cui potete dedicarvi alla lettura, giacché per affrontare un romanzo necessitate di avere a disposizione almeno tre ore: per questo durante l’anno non leggete niente. Invidiare quei fortunati che riescono a leggere anche dieci minuti alla volta. Arabescare sul concetto.

– La vostra vacanza ideale consiste nel partire da solo per un’isola deserta con un baule di libri. Se qualcuno vi fa notare che Ibiza forse non è il luogo adatto per un programma del genere, ignorarlo.

– Lamentarsi del peso dei libri nel bagaglio. Rassegnarsi a pagare il supplemento estorsivo della linea aerea perché di fronte alla cultura… (vedi seguente)

– Se qualcuno vi fa notare che con l’avvento dell’ebook non è più necessario portarsi appresso uno scaffale della libreria, replicare che, però, non è la stessa cosa. (vedi seguente)

– Lamentare la scarsa familiarità con le procedure di acquisto, download ecc. degli ebook suggerisce una tempra di roccioso intellettuale aduso a frequentare le più impervie regioni dello scibile umano da tempi non sospetti. (vedi seguente)

– Se costretti a circostanziare la preferenza per il supporto cartaceo rispetto a quello elettronico, addurre una serie di ragioni feticistiche: parlare dell’odore caratteristico delle pagine e di quello inebriante della rilegatura; magnificare la tattilità dell’oggetto; spiegare che non si scarica; ribadire che vi piace andare in libreria ecc. (vedi seguente)

– Esaltare la praticità dell’ebook posiziona come intellettuali aperti alla modernità. Liquidare le ragioni dei fautori del libro cartaceo come vieti sentimentalismi di chi ha ancora un rapporto di sudditanza psicologica con la cultura.

– Stigmatizzare la libreria del paesino dove trascorrete le vacanze che ha solo quattro bestselleracci in croce ecc. Aggiungere che per trovare una vera libreria bisogna fare almeno cento chilometri. Valutare se far seguire un pippone sullo stato agonizzante della cultura italiana, paragonata a quella di altri Paesi, come la Francia o l’Inghilterra, che diversamente da noi possono contare su una solida tradizione di letteratura popolare.

– Al vicino d’ombrellone parlare per dieci minuti in termini entusiastici dell’ultimo romanzo che avete letto senza ricordarne il titolo, l’autore e la trama: limitarsi a definirlo un capolavoro assoluto. Il virtuoso si riconosce perché riesce a far dire al  vicino: “Adesso me lo scrivo”.

– Sul tavolinetto dell’ombrellone un saggio d’attualità politica fa sempre la sua figura, ma solo se è in un’altra lingua.

– Ricordarsi di rileggere (N.B. Mai leggere, sempre rileggere) un classico dell’Ottocento in lingua originale; meglio se non è il titolo più famoso di quell’autore. Non è indispensabile leggerlo davvero, è sufficiente spostare il segnalibro di qualche pagina ogni giorno.

– Stigmatizzare le signore radical-chic che nella borsa da spiaggia, tra la crema solare e il caricabatterie del cellulare si portano sempre uno dei Meridiani della Recherche, senza che nessuno le abbia mai viste leggerlo. Per contro circolare solo con copie ultravissute di romanzi che attestano un’intensa compulsazione.

– L’intellettuale fuori dal coro evita con cura di farsi vedere con qualunque libro abbia vinto premi letterari italiani (sappiamo tutti come vanno i premi in Italia): solo i non lettori si affidano ai premi letterari. Aspettare almeno tre anni prima di leggere un romanzo premiato. Al contrario, i Pulitzer possono essere letti immediatamente.

– Sotto l’ombrellone, di tanto in tanto scrivere a matita rapide chiose a margine del libro che si sta leggendo; ridacchiare sommessamente lascia immaginare una caustica verve critica. Se il libro è l’ultimo di Dan Brown o analoghi: evitare.

– Esibire autentiche trouvaille librarie scovate in una remotissima bottega facente funzioni di edicola-libreria-spaccio alimentare-tabaccaio ubicata nel paesino di montagna dove trascorrete le vacanze. Affermare di custodirne amorosamente l’indirizzo, perché con un po’ di fortuna si può incappare in prime edizioni ancora celophanate di Cesare Pavese o Elsa Morante.

– Irridere tutti gli articoli che spiegano quali libri portarsi in vacanza. Paragonarli ad altre vacuità stagionali del giornalismo, come i servizi sulla morsa del gelo in novembre o quelli sugli anziani in cerca di refrigerio nei supermercati in agosto o sulla frenesia degli acquisti a Natale.

– Rileggere un classico dell’infanzia (Salgari; Dumas; Verne ecc.) e trovarlo stra-or-di-na-ri-o.

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