Cyberchondria e salute sul web: se ne parla a Fondazione Zoè (Zambon Open Education)

logo_fondazionezoeInternet ha radicalmente mutato il rapporto tra medico e paziente. Oggi i pazienti cercano sul web quel primo consulto che un tempo era fornito solo dal medico di fiducia. Siti specializzati in divulgazione scientifica, social network, blog, e online fondazione-zoèhealth communities sono realtà sempre più numerose e frequentate. Giovanna Ruberto, medico, docente di Bioetica all’Università di Pavia, autrice di “La medicina ai tempi del web” (Franco Angeli Editore), specialista in etica delle nuove tecnologie, si confronterà mercoledì 7 ottobre alle 18 alla Fondazione Zoé (corso Palladio, 36 a Vicenza) con medici di base. Fondazione Zoé (Zambon Open Education) nasce nel 2008 per volontà della famiglia Zambon – dell’omonimo gruppo chimico-farmaceutico presente anche in Spagna– per occuparsi dei temi legati alla comunicazione della salute. Obiettivo dell’incontro,

Giovanna Ruberto

Giovanna Ruberto

organizzato nell’ambito della rassegna “Vivere Sani, Vivere Bene 2015” della Fondazione Zoé in collaborazione con il Comune di Vicenza, è sgombrare il campo dalle ambiguità delle informazioni sulla salute reperibili in rete e insegnare come cautelarsi dai pericoli di un approccio acritico alla comunicazione medica. A partire da quella sui vaccini. L’ingresso del web ha provocato nel rapporto tra medico paziente una vera e propria rivoluzione copernicana: i malati (o coloro che credono di esserlo) e le loro famiglie possono  acquisire informazioni, confrontarsi tra loro e scambiare esperienze e sintomi prima ancora che il medico possa esprimere un parere specialistico sul singolo caso clinico. Il lato negativo di questo approccio è chiaramente la potenziale trasmissione di informazioni errate, di credenze non verificate ma rese certe proprio dal fatto di comparire su un sito. «Cyberchondria» è il termine coniato per definire quello stato di ansia che colpisce coloro che cercano informazioni pronte e veloci sul proprio stato di salute sul web. Un recente studio vsvb2015condotto da Eric Horvitz, responsabile della divisione Microsoft Research sul motore di ricerca Live Search ha dimostrato che utilizzando, per esempio, come punto di partenza la parola chiave «mal di testa» i risultati che collegano questo sintomo diffusissimo e per lo più di scarso rilievo clinico al tumore al cervello sono molti di più rispetto a quelli che parlano di indigestione, cattiva alimentazione, eccesso di caffeina o di alcool, emicrania…  «Bastano pochi click – spiega la professoressa Ruberto – per innescare una spirale di ricerche che conduce a conclusioni superficiali e soprattutto errate con strascichi di ansia e stress facilmente immaginabili». Il fenomeno tra l’altro ha dimensioni piuttosto vaste: secondo gli esperti circa il 2 per cento di tutte le ricerche effettuate sul web è legato alla sfera della salute. Se un uso smodato della rete a fini di ricerche sulla salute porta a un incremento dell’ansia e anche della depressione, al contrario l’uso di Internet per comunicare con amici e familiari, aggiornandoli sullo stato di salute proprio o di una persona cara, o all’interno di gruppi Facebook o altre health communities crea molto spesso un canale di sostegno empatico che è stato associato con un calo della depressione.

In una società in cui parlare della malattia è un tabù, Internet offre la possibilità di trovare persone con patologie simili, confrontare le esperienze, condividere le paure, scambiare consigli e si dimostra uno strumento molto valido per rafforzare e mantenere i legami sociali. «Internet come nuovo soggetto che si interpone nel rapporto tra medico e paziente  – spiega la professoressa Ruberto – non è necessariamente negativo: ma è importante che ci sia informazione e regolamentazione». Proprio questi temi saranno al centro del dibattito che si terrà presso la fondazione Zoé, rivolto a medici, pazienti, familiari di pazienti, studenti e di quanti, a vario titolo, si interessano al mondo dell’e-Health.

 

 

 

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