Sono 13.606 le persone che hanno chiesto ai marchi europei delle calzature di fare un passo avanti, comunicare chi produce le loro scarpe e cessare di mettere a rischio la vita dei loro lavoratori e lavoratrici. La petizione era rivolta a 26 marchi europei ed è stata sottoscritta da migliaia di cittadini, che vogliono essere rassicurati del fatto che le loro scarpe siano prodotte da persone che non rischiano la vita ogni volta che vanno al lavoro. La crescente domanda in Europa e la competizione tra i marchi per fornire prodotti sempre più economici e in tempi sempre più rapidi significa, in particolare per i lavoratori e le lavoratrici in Asia e in Est Europa, essere sotto pressione per produrre sempre più, spesso attraverso straordinari non pagati e sotto minaccia di licenziamento e intimidazione, se provano ad alzare la voce per chiedere più diritti. In Germania le firme raccolte sono state consegnate a Deichmann la quale ha dichiarato che lavorerà per migliorare la situazione per i lavoratori lungo la sua catena di fornitura.
In Polonia sono state consegnate a Ccc, la più grande azienda del Paese, che ha replicato che assumerà passi concreti per monitorare la catena di fornitura e avvierà un dialogo con i lavoratori e le organizzazioni della società civile. In Italia la petizione è stata consegnata a Prada che finora non ha fornito alcuna risposta in merito alle diverse richieste di trasparenza. In Spagna le firme sono arrivate a Camper che ha appena iniziato a pubblicare alcune informazioni sulla sua catena di fornitura. In Inghilterra la petizione è stata consegnata a 11 marchi tra cui Schuh, che si è detta disponibile a considerare le raccomandazioni per migliorare la situazione.