Nell’Unione europea ci sono 11,4 milioni di lavoratori potenziali, un quarto dei quali risiede in Italia: 3,55 milioni di persone. Le statistiche ufficiali di Eurostat hanno considerato due gruppi: chi è disponibile a lavorare, ma non lo cerca; e chi cerca ma non è immediatamente disponibile. In Italia, nel primo gruppo rientrano 3,451 milioni di individui, 104 mila nel secondo. Le donne italiane costituiscono il 60% della forza lavoro aggiuntiva potenziale. In Spagna, del primo gruppo fanno parte 949 mila persone, 220 mila del secondo: complessivamente 1 milione e 169 mila individui. Più alta, rispetto all’Italia, la percentuale di donne spagnole “potenziali lavoratrici”: il 65%. Il rapporto di Eurostat non si è limitato a indagare il fenomeno della forza lavoro potenziale, ma ha registrato anche il numero di lavoratori part-time sotto-occupati, che cambierebbero il loro orario di lavoro. Gli europei a tempo parziale sono 44,7 milioni, due su dieci occupati (748 mila in Italia; 1 milione e 523 mila in Spagna) e di essi sono ben 10 milioni quelli che la statistica considera forzatamente in quella condizione: quasi un quarto (22,4%) di tutti i lavoratori a tempo parziale e il 4,6% del totale degli occupati. Il problema affligge in modo particolare le donne, che sono i due terzi dei sotto-occupati a tempo parziale (il 60% in Italia, il 67%in Spagna).