L’Istituto di Astrofisica delle Canarie (IAC), Centro di eccellenza Severo Ochoa, celebra quest’anno il 30° anniversario dell’apertura ufficiale della sua sede a La Laguna (Tenerife) e degli Osservatori delle Canarie con la mostra Luci dell’Universo sulla storia dell’Astrofisica nelle Isole Canarie. L’astrofisico italiano Gianluca Lombardi, di origini tarantine, dopo una lunga permanenza presso il Paranal Observatory (ESO) situato nel Deserto de Atacama (Chile), è approdato all’isola di La Palma, lavorando ed osservando il cielo dal gigantesco occhio del GranTeCan (Gran Telescopio CANARIAS). Ad oggi è il telescopio ottico-infrarosso con lo specchio primario più grande diametro del mondo. Si tratta di una avveniristica composizione di 36 segmenti esagonali, ciascuno di circa due metri di diametro, che una volta messi in fase simulano uno specchio monolitico unico con forma di iperboloide di 10.4 m.
Ciao Gianluca e grazie per la tua disponibilità. La tua passione per l’Astronomia quando è nata? E quando hai capito che volevi fare l’Astronomo?
“Un bel giorno del 1992 papà è tornato a casa con il primo fascicolo di una raccolta in volume della Fabbri Editori. Sai, quelle che si completano comprando ogni settimana un nuovo fascicolo in Edicola. Il titolo era “L’Astronomia”. Mi sono bastati cinque minuti sfogliando le pagine del primo fascicolo per decidere che da grande avrei fatto l’astronomo”.
Per la quasi totalità delle persone l’Astronomia ha un valore più “poetico”, dato che è dedicata all’osservazione del cielo. Cosa vuol dire, in realtà, lavorare come astronomo?
“Niente poesia, niente romanticismo. È innanzitutto un lavoro che richiede sacrificio, ma da una posizione privilegiata. Oltre alla Fisica, la Chimica, l’Analisi Matematica, bisogna farsi piacere tanto la programmazione e il lavoro al computer in generale. L’Astronomia oramai è una scienza che ricorre a cicli iterativi di elaborazione di enormi quantità di dati digitali.Inoltre, non si diventa Astronomo per far soldi, ma per amore della ricerca di frontiera, quindi ci si prepara alla paradossale situazione di viaggiare in giro per il Mondo, ma da squattrinati .Esistono poi diversi tipi di Astronomi: quelli che fanno solo simulazioni di nuove teorie al computer, quelli che ricevono i dati presi al telescopio e li elaborano comodamente seduti nel proprio ufficio in città, quelli che sviluppano nuova strumentazione in laboratorio, e poi ci sono gli astronomi di supporto, come me. li osservatori astronomici sono costruiti in luoghi remoti e di difficile e costoso accesso, per cui oramai sono pochi gli astronomi che viaggiano per poter osservare in prima persona al telescopio. Gli astronomi di supporto portano avanti la propria ricerca, ma dedicano anche gran parte del proprio tempo ad “operare” il telescopio, ovvero a osservare per molte notti al mese “conto terzi”. Significa prendere dati per altri ricercatori, comprovarne la qualità e poi spedirli affinchè il ricercatore che li ha richiesti possa elaborali.Fare l’astronomo di supporto comporta vantaggi e svantaggi, come in tutte le cose di questa vita. Uno svantaggio è, ad esempio, non
poter dedicare il 100% del proprio tempo solo alla ricerca pura, ma doverlo frazionare assieme alle notti di “operazione”. Ma io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno. Lavorare al telescopio dà l’opportunità di essere a contatto con tecnologia di punta, partecipando alla progettazione, sviluppo e installazione di nuove tecnologie. Inoltre ciclicamente si continua ad essere a contatto col cielo notturno, potendo osservare la volta celeste a occhio nudo da posti privilegiati, respirando nel silenzio l’aria gelida dell’alta montagna sotto il cielo limpido e luminoso. Questo mi aiuta a non perdere un po’ della poesia che mi aveva ispirato da ragazzino”.
Oltre ad essere un ricercatore stimato nel tuo settore, sei anche un ottimo fotografo paesaggistico e naturalistico, alcuni tuoi lavori fotografici sono stati pubblicati sul National Geographic. Ritieni che la passione per l’Astronomia vada di pari passo con la fotografia?
“No. L’Astronomia è il mio lavoro, la fotografia una delle mie passioni. Le due cose non vanno necessariamente assieme. Quando accade cerco di trarne doppio beneficio”.
Questo timelapse ha impiegato svariati giorni di lavoro in loco per le riprese e svariati giorni di elaborazione in post-produzione. Ti va di raccontarci un po’ questa avventura?
“Sono state raccolte 4200 immagini in sequenza per un totale di 47 ore di riprese, suddivise in 25 scene diverse. Ogni immagine è stata poi elaborata, ritagliata in formato 16:9 e ridimensionata. Per ogni scena è stata prodotta una diversa sequenza timelapse. Le diverse scene sono state infine messe in sequenza in fase
di editing. Sfortunatamente non ero provvisto di uno slide motor per dare un movimento orizzontale nelle scene simultaneo al moto siderale degli astri attorno al Polo Nord celeste, ciononostante, durante l’editing le scene sono state composte in modo tale da eliminare il senso di staticità e dando una buona dinamicità al video. Il video è stato prodotto in formato 4K per adattarsi anche agli ultimi televisori UltraHD, questo ha richiesto una quantità significativa di spazio sull’HD del computer, oltre ad un lunghissimo tempo per elaborare le immagini con la massima qualità possibile.Questo timelapse mostra una notte al Gran Telescopio CANARIAS dal tramonto all’alba, assieme alle meraviglie del cielo boreale visto dall’Observatorio del Roque de los Muchachos. Tra il 21 aprile e il 24 Aprile 2015 la pioggia di meteore Liridi era straordinariamente visibile dall’osservatorio. Ho approfittato dell’evento per rendere il timelapse più suggestivo. In quelle notti ero anche astronomo di supporto al telescopio, per cui ho dovuto fare la spola correndo tra la sala di controllo del telescopio e la macchina fotografica”.
A beneficio dei lettori, quale strumentazione hai utilizzato?
“Corpo Canon 5D Mark III, lenti da 14mm f2.8 e 24-70 f2.8, treppiedi in fibra di carbonio con testa a sfera. Le foto in notturna sono state acquisite a ISO 6400, decisamente rischioso per via del noise nelle immagini. Fortunatamente il corpo macchina è molto affidabile sotto questo punto di vista”.
Hai effettuato altri timelapse nella tua carriera passata?
“Sì. Da due incarichi precedenti del mio ex datore di lavoro, la ESO, sono venuti fuori due lavori di cui uno in particolare è stato utilizzato per un podcast congiunto della ESO e dello Space Telescope Science Institute”.
Cosa ti senti di consigliare ai giovani laureandi in Astronomia o a chi vuole intraprendere gli studi di questa scienza?
“È una scienza difficile e forse una delle più multidisciplinari. Bisogna conoscere la Fisica, la Chimica, l’Analisi Matematica, le Alte Energie, la Meccanica Quantistica e quella Classica, bisogna conoscere la Meteorologia, l’Informatica, Ingegneria dei Sistemi, i Controlli, l’Elettronica, l’Ottica, e potrei continuare a lungo. Il tasso di abbandono del Corso di Laurea ai miei tempi era superiore al 50% e del mio corso ci siamo laureati in pochi, e di questi pochi, molti hanno cambiato lavoro ancor prima di prendere il PhD. Ci vuole tenacia per raggiungere i propri sogni, tenacia e fortuna. L’una tira l’altra. Mai perdersi d’animo. E mai perdere un po’ della poesia che ci ha fatto scegliere questi studi, sarebbe imperdonabile”.
Scritto da Marcello Lombardi su pinguinomag.it/ Foto Gianluca Lombardi
Ricordo l’inaugurazione alla quale presi parte come accompagnatore ufficiale ed incaricato dell’Ambasciata d’Italia in Madrid dell’allora sottosegretario agli Esteri Susanna Agnelli. Una splendida cerimonia per una realtà davvero oserei dire sublime. Uno sforzo di trent’anni compensato dalle tante scoperte avvenute in quel sito spettacolare.