Fiorucci investe 20 milioni nell’ammodernamento industriale e nell’efficienza energetica e quest’anno i ricavi balzeranno da 188 a circa 200 milioni e il margine operativo lordo (Mol) passerà da -1,8 milioni a 7/8 milioni. Un piano di risanamento
e di ristrutturazione propiziato «soprattutto da innovazione, sviluppo commerciale ed export» sottolinea Alberto Alfieri, da due anni ad dell’azienda controllata dalla multinazionale spagnola Campofrio food group. E in realtà anche dal ricorso, da circa un biennio, ai contratti di solidarietà per 150 addetti su 500 (altri 100 sono usciti con gli incentivi) dello stabilimento laziale di Santa Palomba. «L’export è andato benissimo – spiega Alfieri – anche grazie a quello generato verso la Spagna da Campofrio. Ottimo l’andamento della domanda negli Stati Uniti, dove abbiamo una controllata (Campofrio food group Usa, ndr) che fattura 140 milioni di dollari. Per il resto è stato brillante anche la domanda nell’Unione europea. Alla fine l’incidenza dell’export è salita al 25%».Il gruppo Cesare Fiorucci opera nel mercato dei salami, prosciutti e mortadelle oltre che nella ristorazione commerciale e collettiva. Con il 2015 Fiorucci esce dunque da un tunnel senza fine. Secondo l’analisi di R&S Mediobanca, negli ultimi tre esercizi il Mol è risultato sempre in rosso e le perdite nette in 5 anni sono ammontate complessivamente 195 milioni. Nell’ultimo esercizio, a fronte di una perdita di 22,1 milioni (anche per svalutazioni e accantonamenti), revisori e sindaci hanno avallato la continuità aziendale basandosi sull’impegno assunto, nel giugno 2015, da Campofrio food group che «garantirà un adeguato supporto patrimoniale e finanziario alla società», come del resto fatto nel 2014, rinunciando a crediti e altre poste per 98 milioni. (fonte: Il Sole 24Ore)