Lo stop dell’Unione Europea alla reimmissione in mare del pescato rischia di essere inefficace se non saranno approvate regole più severe in materia di quote pesca e se, soprattutto, non si porrà fine alla predazione degli ecosistemi marini. Lo afferma l’Ente nazionale protezione animali (Enpa) dopo l’accordo raggiunto in sede europea con cui è stato deciso di vietare le reimmissioni entro il 2019.”Oggi quasi la metà del pescato viene gettata in mare dopo la pesca. Questo accade perché i pescherecci utilizzano metodi di pesca non selettivi”, spiega il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri, sottolineando che ”il danno causato da tale pratica alla biodiversità è enorme, in quanto nella stragrande maggioranza dei casi i pesci restituiti al mare sono privi di vita”. Per la Protezione animali occorre ”fissare parametri rigidi e precisi sul numero di esemplari catturabili”, mentre ”con la riforma approvata di recente le istituzioni europee hanno aumentato il potere discrezionale degli Stati membri, i quali, nello stabilire le quote, devono fare riferimento a quello che la comunità scientifica ritiene essere il quantitativo massimo sostenibile”. Un parametro, questo, che l’Enpa ritiene ”fin troppo opinabile anche in considerazione delle scarse ricerche effettuate in Italia, e in ragione del ridotto impiego di risorse economiche in questo settore che ha messo in ginocchio importanti istituti di ricerca, a iniziare dall’Ispra”. (fonte: Ansa)