“Mi pare importante sottolineare che la politica non è un mestiere, una professione”. Così affermava Sergio Mattarella nel 1991 in una rarissima intervista fatta da Andrea Scazzola per Rai radio2 nel 1991. Il neo eletto presidente della Repubblica parlava del
suo rapporto con la politica confessando la sua predilezione per i toni bassi, l’analisi e la riflessione. “Uno deve avere il suo lavoro nella società e vivere il suo impegno come se fosse, non solo temporaneo, ma un sovrappiù nell’ambito della convivenza civile senza identificarsi in maniera esistenziale con l’impegno politico, altrimenti si rischia di distorcere il suo impegno politico. La politica in fondo dovrebbe essere il punto di coordinamento di tutto quello che c’è nel vari segmenti della società, il punto in cui tutto si coordina. Ora se il rapporto tra politica e gli altri segmenti della società si interrompe la politica diventa – aveva sottolineato – un’oligarchia che si inaridisce. Deve avere un ruolo di coordinamento, non di guida opprimente della società. Una mediazione in senso nobile”. E poi, ancora, “il rischio maggiore di chi è impegnato in politica è quello di perdere progressivamente, o attutire, il senso della verità: serve sempre un occhio dall’esterno”. Sempre in quell’intervista, il costituzionalista siciliano eletto capo dello Stato lo scorso il 31 gennaio con 665 voti favorevoli, confermava che non aveva intenzione di entrare in politica, ma le cose cambiarono dopo l’uccisione del fratello Piersanti: “La logica delle cose fu più forte delle intenzioni personali” e decise di tenere in vita “il patrimonio di energie” costruito dal fratello Piersanti, allora presidente della regione Sicilia, freddato il 6 gennaio 1980 da un killer della mafia. Da allora, “cerco di mantenere una sorta di impegno con me stesso e osservare una regola che mi sembra fondamentale, cioè di mantenere, rispetto alla politica, uno spirito critico e un minimo di autoironia, con un po’ di distacco che serve a mantenere il senso della realtà”.
La prima foto scattata sul luogo dell’agguato mafioso il 6 gennaio 1980
“Fui la prima ad arrivare in via della Libertà, a Palermo, dove avevano ucciso Piersanti Mattarella. Io e il mio compagno, il fotografo Franco Zecchin avevamo fatto una passeggiata e vedemmo un’automobile quasi appoggiata a un cancello. Sergio Mattarella teneva abbracciato il corpo del fratello, lo stava tirando fuori”. Così la fotografa Letizia Battaglia, intervistata dal Gr1, sulla fotografia scattata pochi istanti dopo l’agguato mafioso nel quale fu ucciso Piersanti Mattarella, allora presidente della Regione Sicilia della Democrazia Cristiana. “Avevamo le macchine fotografiche in mano, pensavo si trattasse di un piccolo incidente, ma quella volta ci siamo fermati e ho
scattato. Non ho riconosciuto subito il presidente della Regione Piersanti Mattarella”. Sul posto intanto arrivava anche un giovane magistrato, Piero Grasso, e si radunava un gruppo di gente. “E’ una foto drammatica come ogni tanto capita di scattare per caso, per un intuito. Dentro c’è tutto: la moglie, la figlia, il fratello fuori dall’auto, e Sergio Mattarella chinato su Piersanti”. Quello scatto è entrato nella storia: “Rivederlo oggi sulle prime pagine – spiega Letizia Battaglia – mi fa impressione. Dopo tanti anni, è come se le cose tornassero, forse per mettersi a posto. Speriamo”. (fonte Ansa)