Intervista a Madrid presso la Rappresentanza Ue

Intervista_a_Madrid_presso_la_Rappresentanza_UeDurante un recente viaggio a Madrid, per partecipare alla fiera Simo 2016 sulle ultime novità tecnologiche nel settore dell’istruzione, siamo stati ospitati presso la Rappresentanza dell’Unione Europea a Madrid, nel Paseo de la Castellana. A riceverci è stata Isabel Mateo, funzionario del Parlamento Ue a capo del Dipartimento educazione e gioventù, che si occupa di diffondere la cultura europea tra i giovani e gli studenti delle scuole. A lei abbiamo chiesto un parere sull’attuale sistema dell’istruzione in Spagna, raffrontandolo alle politiche educative promosse dalle istituzioni europee e allo scenario attuale del nostro Paese.

Isabel Mateo

Isabel Mateo

Quali sono le principali attività sviluppate dal Dipartimento di educazione, e quali i progetti di maggior successo? 

«Il nostro compito principale è di organizzare ogni anno un concorso scolastico online chiamato Euroscola, per selezionare i gruppi spagnoli (centri scolastici) che parteciperanno ai lavori del Parlamento Ue di Strasburgo. Tale progetto educativo ha come obiettivo quello di avvicinare i giovani all’Unione europea, migliorandone le conoscenze a riguardo e ispirandoli nel partecipare alla costruzione attiva dell’Europa. Riceviamo di continuo visite studentesche: da gruppi di bambini che trattano il tema Europa nelle loro classi, a comitive provenienti da scuole primarie, medie e superiori, oltre a istituti di formazione professionale e universitari. Sosteniamo e collaboriamo con progetti educativi quali: il Model european parliament (Mep) per le scuole superiori, che simula lavori e decisioni presi all’interno del Parlamento europeo; il Forum europeo di Dibattito tra i giovani, organizzato tra scuole internazionali e diversi istituti secondari di primo grado; – l’organizzazione in Spagna del concorso annuale Charlemagne youth prize per giovani europei dai 18 ai 30 anni, e la diffusione del premio Sakharov per la libertà di pensiero; le attività per la celebrazione del Giorno dell’Europa, il 9 maggio di ogni anno; la Giornata europea delle lingue, che si celebra il 26 settembre».

Intervista_a_Madrid_presso_la_Rappresentanza_UeNel 2016 la Spagna ha celebrato i suoi 30 anni dall’ingresso ufficiale nell’Unione europea. Come ha risposto l’opinione pubblica alle vostre attività in relazione a questa importante ricorrenza?

«La gente ha risposto sia con interesse che con una certa preoccupazione per il futuro. La Spagna era e continua ad essere molto europeista, tuttavia la crisi economica che non riesce ancora a risolversi ha portato molti spagnoli a riflettere sull’utilità del progetto europeo. Con le nostre iniziative #YyaVan30 #cómohemoscambiado stiamo cercando di “rianimare” il loro interesse e la partecipazione». «Nel corso del 2016 la Rappresentanza UE in Spagna ha promosso una serie di campagne di comunicazione istituzionale per celebrare i 30 anni di permanenza nell’Unione Europea. In particolare, è stato realizzato un sito web interattivo che ripercorre la storia dell’adesione sin dal 1962, momento in cui la Spagna comincia per la prima volta il suo percorso di avvicinamento all’Europa.

Con l’iniziativa #cómohemoscambiado si è dato inoltre il via a un percorso fotografico che permette di conoscere l’evoluzione delle istituzioni UE in Spagna. Attraverso stampe fotografiche di grande formato esposte in punti strategici delle città di Madrid e Barcellona, si è potuto rendere più coscienti i cittadini dell’evoluzione dell’Unione Europea nel proprio Paese».

La Spagna sta ponendo sempre più attenzione al settore educativo, per dotare le nuove generazioni di nuove competenze per il 21° secolo (per esempio uso delle tecnologie Ict, intelligenza emotiva, abilità imprenditoriali). Intervista_a_Madrid_presso_la_Rappresentanza_UePensa che il sistema educativo nazionale in Spagna stia lavorando bene, o ci sono aspetti che potrebbero essere migliorati?

«Il più grande problema della Spagna è il sempre minore impegno di fondi pubblici per l’istruzione, con investimenti molto al di sotto della media europea. Inoltre i cambiamenti alla legislazione sull’istruzione degli ultimi anni non ne hanno favorito il miglioramento. L’Europa di oggi presenta purtroppo sistemi educativi molto simili a quelli dell’800, fornendo ai nostri giovani una formazione ormai obsoleta.

Grandi percentuali di insuccesso scolastico evidenziano la necessità di cercare metodi di insegnamento alternativi: un sistema più flessibile e che permetta lo sviluppo di nuove competenze, ad esempio tramite l’apprendimento delle lingue o della capacità di lavorare in squadra – tutti elementi indispensabili per i cittadini europei del futuro. Gli esperti educatori dovrebbero adeguare i sistemi scolastici alle esigenze attuali, in particolare in favore delle nuove tecnologie: questi strumenti, ormai a disposizione di tutti, sono uno strumento educativo potenzialmente rivoluzionario, di cui i ragazzi e i bambini fanno già un uso regolare».

Per rinnovare l’istruzione in Europa, la Commissione punta a migliorare la formazione del corpo docente, verso sistemi di insegnamento più innovativi. Qual è la situazione in Spagna?

«La qualità di un sistema educativo dipende enormemente dal grado di preparazione dei suoi professori. Nelle scuole è sempre più necessario porre grande attenzione a temi  cruciali come l’interculturalità, la trasmissione di valori, il mantenimento di un buon ambiente scolastico, l’adeguamento a formule più partecipative per i giovani, per prepararli al futuro inserimento nel mondo del lavoro. Nei nuovi corsi di laurea per l’Educazione primaria in Spagna vengono inclusi questi aspetti, per rendere la scuola più idonea alle sfide future della società. Serve un corpo docente con professori altamente qualificati, che sappiano rispondere alle necessità delle nuove generazioni. Per questo la Commissione Europea finanzia programmi educativi per alunni, professori, direttori e formatori. Il sistema dell’istruzione in Spagna è gestito in maniera indipendente dalle diverse regioni o comunità autonome. Credo sia indispensabile trovare un accordo educativo nazionale, che dia stabilità al sistema, permettendo di migliorarlo in qualità e risultati misurabili».

 di Francesco Vinci

 

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