Ci chiamano «Pigs» e ormai lo sappiamo bene: Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Fanalini di coda in Europa, sempre i primi nelle classifiche europee relative a disoccupazione, sfondamento del debito pubblico, rapporto deficit/Pil. Sempre ultimi in quelle che riguardano le conquiste di civiltà (occupazione femminile, tutela dell’infanzia, diritti…). Eppure questi quattro Paesi hanno molto da dire: lo testimonia una mostra allestita alla Triennale di Milano fino al 23 marzo, dal titolo evocativo: «L’arte al tempo della crisi», che mette insieme i lavori di una ventina di artisti provenienti proprio da questi Paesi, i più colpiti dalla crisi economica degli ultimi anni. Curata da Patrizia Rappazzo e Stefania Scattina, la mostra è dedicata alla riflessione non solo sulla crisi economica e sociale contemporanea, ma anche al modo in cui questa si riverbera sulle vite delle persone e influenza i linguaggi espressivi. Fotografie, installazioni, proiezioni e workshop compongono il percorso espositivo, suddiviso in «quattro stanze», quattro ambienti che ospitano ciascuno gli artisti di un diverso Paese, mettendoli al tempo stesso in dialogo tra loro. La diversità si stempera così nell’affinità del messaggio: l’urgenza e il bisogno di reagire alla crisi, di raccontarla, per non rassegnarsi, per non stare a guardare.Nomi noti della fotografia internazionale si affiancano a quelli di giovani artisti, rappresentanti del movimento di «street art» che trova terreno fertile nelle principali metropoli europee: opere provocatorie che raccontano l’impoverimento della classe media e la desertificazione produttiva. Se la fotografia è il mezzo artistico predominante tra gli artisti italiani, i creativi greci sembrano prediligere la contaminazione dei linguaggi, mescolando pittura, installazione, fotografia e video. (fonte: Il Sole 24 Ore)