Un gruppo di scienziati spagnoli ha provato a unire l’orzo selvatico (Hordeum chilense) con il frumento tenero. Nel 1977 riuscirono a produrre le prime piante fertili di questa nuova specie, che chiamarono Tritordeum dall’unione di piante di due generi diversi: Triticum e Hordeum. Quei primi tentativi furono un successo scientifico – quale scienziato non sarebbe orgoglioso di inventare letteralmente una nuova specie? –, ma non produssero nulla di utilizzabile in pratica, poiché le caratteristiche di quelle prime piante erano assai poco adatte per la coltivazione. Per nulla scoraggiati da quei primi tentativi, Antonio Martín e i suoi collaboratori al dipartimento di agronomia e miglioramento genetico vegetale dell’Università di Cordoba decisero di provare con il frumento duro e nel 1982 descrissero una nuova specie, ottenuta questa volta unendo l’orzo selvatico – la mamma – con il grano duro – il papà –, ottenendo una pianta con delle buone caratteristiche agronomiche e che sembrava meritevole di essere messa alla prova in un vero campo.
Nel giro di vari anni il gruppo di Antonio Martín ha generato più di 250 Tritordeum diversi, partendo da piante diverse di orzo selvatico. In questo modo Martín ha costruito una sorta di biodiversità artificiale, necessaria per i futuri incroci. Il Tritordeum, grazie alle sue origini «selvatiche», mantiene alcune caratteristiche tipiche, come la resistenza alla siccità, al caldo e ad alcune malattie. Ha un buon contenuto di proteine e, grazie al fatto di avere tra i genitori il grano duro, è possibile utilizzarlo per panificare e fare la pasta. Oltre che in Spagna, il Tritordeum è coltivato in Italia e Portogallo. Le prime varietà commerciali sono state, ovviamente, registrate e brevettate. La comunicazione di questo nuovo cereale, inesistente in natura, gioca spesso sul fatto che il Tritordeum non sia un OGM. E questo è sicuramente vero. Se Antonio Martín avesse prelevato un solo gene dall’orzo selvatico trasferendolo nel grano duro, per la legge avrebbe ottenuto un OGM. Ma poiché ha trasferito tutti i geni dell’orzo selvatico, per la legislazione la nuova specie non è un OGM. Non cercate una spiegazione razionale a questa classificazione: non c’è. (fonte: il Sole24Ore)