Luisa Spagnoli: le sfide da Puerto Banus a Baku

Puerto Banus, Spagna. Samara, Russia europea. Cape Town, Sudafrica. Vagliare la lista aperture di Luisa Spagnoli all’estero è come fare un giro anticonvenzionale per il pianeta. Perché il piano d’espansione varato da Nicoletta Spagnoli, quarta generazione,figlia di quel Lino che della fondatrice era il nipote, è capillare. L’obiettivo del gruppo di Perugia che dà lavoro a 800 persone con i suoi 125 milioni di euro di fatturato, è portare nei luoghi più appealing del globo il prodotto che da sempre l’azienda confeziona, forte

Nicoletta Spagnoli

di una qualità radicata nella storia del brand e del territorio che lo vide nascere, a Perugia. «Non ci sono altri brand assimilabili al nostro» sostiene l’imprenditrice umbra, che entrata in azienda nell’86 ha prodotto un ulteriore salto in avanti, determinando il restyling di prodotto e di immagine che hanno condotto Luisa Spagnoli alla soglia del Terzo Millennio. E a ben guardare, ha ragione. “Ladylike”, talvolta basato su connotati rassicuranti, altre impostato su un twist più moderno e frizzante, Luisa Spagnoli è fluita come una corrente dall’identità ferrea nel fiume degli anni, senza mai venire meno al proprio codice distintivo. 800 persone fra impiegati diretti e indotto, 125 milioni di fatturato, maestranze competenti e una focalizzazione costante sulla qualità ad un prezzo sostenibile. E oggi, dopo aver insediato in Italia 151 negozi seguendo la filosofia del monomarca in modo totale, Luisa Spagnoli è ben decisa a mettere i propri avamposti nel mondo. I primi passi dell’espansione sono stati mossi nel 2005, lo stile easy chic marcato Spagnoli fiorisce già in 46 store monobrand gestiti da una rete selezionata di partner locali. Ma il progetto in essere configura un’estensione strutturata del retail. Solo nel 2014, il numero dei negozi aperto è pari a 12. In location spesso atipiche, come Puerto Banus, sulla Costa del Sol in Spagna. Oppure alla Galleria Mokotow e al Klif Shopping Center di Varsavia. O ancora Johannesburg, all’Hyde Park Corner. Spesso, la scelta verte su partner locali, «cosa non facile, perché bisogna gestire riassortimenti, dare un ottimo servizio, fare un’analisi del tipo di mercato e delle esigenze della consumatrice finale. Ma è una formula che dà parecchie soddisfazioni». La Russia è focale: grazie alla recente apertura di Samara e di Sochi i punti vendita gestiti insieme a retailer che hanno sposato il brand sono arrivati a 25. Ufficializzata da poco, l’apertura della prima boutique Luisa Spagnoli nella capitale dell’Azerbaijan, Baku. Nei Paesi arabi, hanno acceso le luci le insegne di Dubai (all’interno del Marina Mall) e a Kuwait City, nel lussuoso Al Hamra Luxury Center, a testimoniare la trasversalità della chic couture componibile della donna Spagnoli. Nel mirino, anche Doha, Qatar e Beirut. Infine, l’America. (fonte: la Repubblica)

 

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