Sta bene dopo l’intervento e risponde bene alle cure Matilda Brunetti, 23 anni, l’italiana attivista di Greenpeace rimasta ferita al largo delle Canarie, dopo gli speronamenti effettuati dalla Marina spagnola ai danni delle imbarcazioni pacifiste. Come noto, il 15 novembre un gruppo di attivisti di Greenpeace in azione con gommoni dell’Arctic Sunrise al largo delle Isole Canarie, per protestare contro le trivellazioni, poco prima delle 7 della mattina era stato ripetutamente attaccato e colpito da imbarcazioni della Marina militare spagnola e Matilda aveva riportato la frattura di una tibia, probabilmente ferita da un elica e finendo in mare. Un altro attivista, Francisco del Toro, è stato ricoverato in un ospedale di Lanzarote per forti contusioni ma sta bene. Matilda era stata trasportata con un elicottero del Sar a Las Palmas, all’ospedale Doctor Negrini dove nella serata di sabato è stata operata. Dopo l’operazione Matilda, assistita da alcuni amici di Greenpeace e in stretto contatto con il console italiano di Las Palmas, José Carlos De Blasio, che la segue dal primo momento in coordinamento con l’Ambasciata d’Italia in Spagna, dovrà aspettare una decina di giorni prima di essere dimessa. L’attivista di Greenpeace ha ricevuto anche la visita di Paulino Rivero, presidente del Gobierno de Canarias, molto attivo nel contestare le trivellazioni nelle acque delle isole e che ha criticato la decisione del Governo spagnolo di “utilizar los medios del Estado, que financiamos todos, en contra de una acción pacífica”.
Sono immagini forti quelle girate, mentre i gommoni si dirigevano verso la nave Rowan Renaissance che, per conto dell’azienda spagnola Repsol, intende effettuare trivellazioni esplorative giudicate “pericolose” al largo delle isole di Lanzarote e Fuerteventura. Di seguito, il racconto dei fatti di Greenpeace. Questa mattina alcuni gommoni partiti dalla nave di Greenpeace Arctic Sunrise hanno attuato una pacifica manifestazione di protesta contro la nave da trivellazione Rowan Reinassance che, per conto dell’azienda spagnola Repsol, intende effettuare pericolose trivellazioni esplorative al largo delle isole di Lanzarote e Fuerteventura, nell’arcipelago delle Canarie. Tre gommoni della Marina Militare spagnola, provenienti dalla nave RelámpagoP43, hanno ripetutamente speronato i gommoni di Greenpeace: un’attivista italiana di 23 anni è caduta in mare a causa di tale aggressione, riportando una frattura
e due tagli. Trasferita in elicottero dalle Autorità militari spagnole, a un ospedale di Las Palmas (Isola di Gran Canaria), sta ricevendo ora le cure mediche del caso. Un altro attivista è stato ferito e anche i gommoni di Greenpeace sono stati danneggiati. L’Arctic
Sunrise resta in zona, al di fuori dell’area di esclusione, per esaminare i danni subiti dai mezzi. Durante la notte le Autorità militari spagnole avevano chiesto alla nave di Greenpeace di lasciare l’area in cui Repsol intende effettuare le trivellazioni. Questa la replica del capitano dell’Arctic Sunrise, Joel Stewart: “Nave militare spagnola, il vostro messaggio è stato ricevuto e compreso. Noi manterremo la nostra posizione. Siamo obbligati a restare qui perché il nostro dovere è di proteggere l’ambiente. Non permetteremo le trivellazioni della Rowan Reinassance in acque profonde poiché ciò è considerato da noi e da milioni di sostenitori estremamente distruttivo e chiediamo al governo spagnolo di proteggere l’ambiente e i cittadini delle Isole Canarie e non il profitto di Repsol”.“Questo progetto di trivellazione non soddisfa i requisiti di varie direttive comunitarie. Ill maggiore incidente dell’industria petrolifera, quello della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico (aprile 2010) è avvenuto proprio durante una trivellazione esplorativa come quella che Repsol intende effettuare alle Canarie” afferma Alessandro Giannì, direttore Campagne di Greenpeace Italia. Greenpeace ricorda che la Rowan Reinassance ha avuto in passato numerosi problemi: in maggio, nelle acque della Namibia, la testata del pozzo di trivellazione è collassata a causa di problemi nella cementazione del pozzo e per problemi con le caratteristiche geotecniche del sito di trivellazione. Ci sono stati anche inconvenienti alla valvola di sicurezza che alla fine hanno costretto Repsol a chiudere il pozzo e abbandonarlo.