Olio extravergine di grandi marchi che non sarebbe tale. I “mix” che si fanno in Italia

olioOlio di oliva passato per extravergine ma che in realtà non è tale. Il Pm di Torino Raffaele Guariniello ha contestato ai rappresentanti legali di una decina di aziende del settore il reato di frode in commercio. L’ipotesi di reato coinvolge marchi molto olioconosciuti del settore (alcuni dei quali acquistati da gruppi stranieri): dalla Carapelli alla Bertolli, dalla Sasso alla Santa Sabina, da Coricelli ad Antica Badia e a Primadonna (nella versione confezionata per la Lidl). L’indagine è partita da una segnalazione (emersa a maggio scorso) di una testata di tutela dei consumatori (Test) che alcuni mesi fa aveva preso in esame 20 diverse bottiglie di olio extravergine d’oliva declassandone 9 per la presenza di difetti organolettici o per il mancato rispetto di alcuni parametri chimici. La segnalazione della rivista è quindi alla base dell’indagine aperta dal Procuratore di Torino, nella quale i laboratori delle agenzie delle Dogane hanno esaminato i campioni prelevati dai carabinieri dei Nas concludendo che il prodotto, a differenza di quanto indicato in etichetta, «non era extravergine». Pertanto tali confezioni vanno declassate a olio “vergine” perché dai controlli chimico fisici effettuati è emerso che non rientrano nei principali parametri di acidità, perossidi e alchil esteri. Va sottolineato che l’ipotesi di reato ipotizzata riguarda la possibile «frode in commercio» ai danni dei consumatori ma non sussistono rischi per la salute visto che nessuna delle sostanze analizzate può essere considerata nociva per la salute degli acquirenti.

A favorire le frodi è certamente il record di importazioni con l’arrivo dall’estero nel 2014 di ben 666 mila tonnellate di olio di oliva e sansa, con un aumento del 38 per cento rispetto all’anno precedente. È  quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’indagine: “Bisogna fare al più presto luce per difendere un settore strategico del Made in Italy con l’Italia che è il secondo produttore mondiale di olio di oliva dopo la Spagna con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro, con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. L’Italia è però anche il primo importatore mondiale di oli di oliva, che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri”.

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