di Patrizia Floder Reitter
Lampedusa, i migranti, le parole di Papa Francesco. Passato il clamore di quella visita, resta l’indifferenza con la quale l’Europa ci guarda affrontare l’emergenza continua dei subsahariani che arrivano. Noi italiani li lasciamo sbarcare, lasciamo che Lampedusa rimanga un’isola maledetta, approdo dei disperati, terra che accoglie e non respinge. Gli altri Paesi a dire che “è un problema nostro” mentre loro bloccano le frontiere o li rispediscono a casa. Jon Juaristi sul quotidiano Abc ha evidenziato: “Un hijo de emigrantes de la Italia pobre ha puesto a Europa ante la escandalosa realidad de su frontera sur”, ricordando le origini di Papa Bergoglio. Comunque la si pensi, in tema di immigrazione e di lotta alla clandestinità, non si può credere che basti tirare una linea di demarcazione sulla propria carta geografica ideale per cancellare il dramma di chi nelle traversate perde la vita, la dignità e la speranza nel cercare di raggiungere la “fortezza Europa”. “È una strage senza testimoni, senza denunce e molto spesso senza sepoltura”, ha denunciato più volte l’Osservatorio sulle vittime dell’immigrazione di Fortress Europe. Forse il pontefice, più che di globalizzazione dell’indifferenza avrebbe fatto meglio a parlare chiaramente di “colpevole indifferenza” dell’Europa.