“Tutti vanno pazzi per la pizza, un disco di pasta semicruda e quindi indigeribile. Il problema è antico essendo la pizza nata sporca e malcotta come già osservarono Carlo Collodi e Matilde Serao”. Così scrive Camillo Langone su Il Foglio, augurando che si faccia “un articolo contro la pizza che è la vera religione italiana essendoci più frequentatori di pizzerie che di chiese”. Perché? Lo spiega subito dopo: “Nella mia vita ho mangiato quasi solo pizze vomitevoli, anche a Napoli, anche in pizzerie celebrate: le due o tre pizze commestibili di cui conservo memoria le ho mangiate a Roma e Reggio Emilia, figuriamoci. La pizza per essere mangiabile dev’essere lungamente lievitata, lungamente maturata, lungamente cotta (forno elettrico o a legna da questo punto di vista non cambia nulla) e per tutto ciò servono tempo e clienti consapevoli (ce ne saranno mille in tutta Italia) che se di notte si alzano a bere non danno la colpa al sale ma, correttamente, alla pizza che gli sta fermentando in pancia. Uno si impegna a farsi piacere la democrazia, il suffragio universale: poi però vede le pizzerie piene”. E voi che ne pensate?