Prodotti agricoli a K0: utili o è un’illusione?

C’è chi contesta l’utilità del Km 0, anche quando è realizzato secondo le regole. «Io penso — dice Dario Bressanini, docente di scienze chimiche e ambientali all’università di Insubria e autore del libro Pane e bugie — che il Km 0 sia un’illusione. Non basta dire: la frutta e la verdura sono prodotte qui vicino dunque non inquinano. Se usi la tua auto per andare a comprare un solo chilogrammo di verdura a 10 chilometri di distanza — lo studio è stato fatto dalla Lincoln University — generi più CO 2 che facendola arrivare direttamente dal Kenya. Se pensate di spendere meno e di trovare una qualità migliore, fate bene a servirvi dal contadino. Ma non pensate di salvare l’ambiente».Secondo il Defra — il ministero dell’ambiente e dell’agricoltura britannico — il food mile, che si può tradurre con miglio alimentare, non può essere una misura attendibile dell’impatto ambientale totale. Non basta seguire il viaggio delle merci: è stato calcolato infatti che il 48% dei chilometri sono percorsi dal compratore. Un furgone che trasporta 100 polli in un punto vendita fa muovere le cento auto di chi va a comprare un solo pollo.

«Helman Schlich e Ulla Fleisner dell’università di Giessen hanno accertato che il costo energetico totale dell’agnello importato dalla Nuova Zelanda è inferiore a quello prodotto in Germania, dove l’agnello deve essere

tenuto al coperto, riscaldato e nutrito con mangimi per cinque mesi.Produrre un chilo di pomodori in Svezia, ovviamente in serra, costa 66 megajoule (unità di misura dell’energia spesa dall’aratura alla raccolta e non solo per il trasporto, ndr) mentre farli arrivare dalla Spagna costa “solo” 5,4 mj. E questo vale, con numeri diversi, anche per le fragole del Sud Africa, le mele dell’Argentina, la verdura del Nord Africa…» (fonte: la Repubblica.it)

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