“Pesce grande mangia pesce piccolo. Dall’alto dei suoi 63 miliardi di euro di ricavi, che la incoronano regina d’Europa, Telefonica paga 845 milioni per prendersi Telecom Italia che è la metà degli spagnoli: business as usual”. Così commentava sul Il Sole 24 Ore Simone Filippetti, ricordando che “il gran serbatoio di Cesar Alierta, il dominus di Telefonica, da 13 anni ininterrotti sul ponte di comando, non è certo il mercato interno, visto che la Spagna soffre degli stessi mali dell’Italia (economia stagnante, alta disoccupazione, spread in tensione e sboom immobiliare). Il jolly è l’America Latina dove Telefonica fa oltre la metà dei ricavi (il 51%) e dove gli spagnoli viaggiano a ritmi cinesi (+10% di ricavi contro un mercato interno che invece cade di un importo analogo). A Madrid costa meno di un miliardo per salire al 60% di Telco, la scatola che custodisce il pacchetto di maggioranza relativa di Telecom Italia. Con una dote di liquidità che in solo metà 2013 è stata di 1,4 miliardi, la scalata a Telco non è un grosso onere finanziario per Telefonica. Ma il bilancio dice anche che il pesce è grande anche nella zavorra. Telefonica ha una montagna di debiti: 50 miliardi di euro. Una cifra impressionante. Ma i debiti non vanno mai visti da soli: è la capacità di rimborsarli quello che conta. E con un margine operativo lordo altrettanto monstre (23 miliardi nel 2012), l’indebitamento è solo 2,1 volte, un livello non così preoccupante ma negli standard del settore. Di fatto è lo stesso stress finanziario Telecom Italia (2,5 volte) pur mostrando, in assoluto, un debito che è la metà (28 miliardi) di Telefonica. E quindi anche un ipotetico consolidamento dei numeri, per Telefonica le cose cambierebbero poco: i debiti esploderebbero sì a quasi 80 miliardi. Ma salirebbe anche il Mol (a 36 miliardi pro-forma). Fa sempre un multiplo di 2 volte circa”. Tornando all’operazione, il giornalista considerava che “Se si guarda ai freddi numeri di bilancio l’operazione Telco per gli spagnoli rientra in una banale legge naturale (e finanziaria): il gigante continentale, con 4 miliardi di utili (nel 2012), versus un’azienda di media taglia che ha perso 1,2 miliardi (sempre nel 2012). A Madrid c’è un Golia che sta per prendersi un Davide, grande (o piccolo a seconda dei punti di vista) meno della metà (29 miliardi di ricavi nel 2012, che sono quanto gli spagnoli fanno di margine operativo). Tra gli ex monopolisti, Telefonica è la più grande in Europa, (se si allargasse lo sguardo a tutta l’industria lo scettro di numero uno andrebbe a Vodafone che però fa solo telefonia mobile); Telecom Italia, invece, è solo ottava nella classifica per dimensioni, dietro a tutti i principali operatori di bandiera (Deustche Telekom, Orange-France Telecom, l’olandese Kpn e l’elvetica Swisscom): 12 miliardi di ebitda contro i 24 di Telefonica. È casomai curioso che sia la Spagna (uno degli stati periferici dell’area euro) a ospitare il più grande operatore telefonico, davanti a Paesi con economie molto più robuste (una su tutti la Deutsche Telekom della locomotiva Germania ferma, si fa per dire, a 58 miliardi di ricavi)”.