Il rilancio di Telefonica in Germania per il controllo di E-Plus, la divisione tedesca di Kpn, e il via libera dell’America Movil del magnate Carlos Slim, primo azionista del gruppo olandese, aprono nuovi scenari sul futuro di Telecom Italia. Che il settore fosse in movimento era chiaro, ma il blitz del gruppo spagnolo ne offre una conferma ulteriore. Con conseguenze che potrebbero coinvolgere anche l’Italia. Già, perché – si sa – a breve entrerà nel vivo il riassetto di Telco, la scatola a cui fa capo il controllo di Telecom Italia. E proprio Telefonica, socio di riferimento del gruppo guidato da Franco Bernabè (indirettamente detiene una partecipazione superiore al 10%) e, di fatto, «unico socio industriale», sembrava la candidata ideale a giocare un ruolo di primo piano nell’ambito della ridefinizione degli assetti proprietari. Sarà così anche ora, dopo che gli spagnoli sono pronti a mettere sul piatto qualcosa come 8,55 miliardi per il mercato tedesco? Punto di partenza per capire i margini di manovra di Telefonica sono i numeri. Il gruppo presieduto da Cesar Alierta ha, al pari di Telecom Italia, un problema di debito, ma invece di smantellare sta gestendo le partecipazioni, cedendo dove occorre e rafforzandosi altrove, come in Germania per esempio, dove può contare sull’appoggio delle banche, disposte a finanziare l’acquisizione. Non a caso l’obiettivo di riduzione dell’indebitamento netto sotto i 47 miliardi è stato confermato, mentre il gruppo ha chiuso il secondo trimestre con un utile netto in calo del 13,1% a 1,154 miliardi, comunque superiore alle attese del mercato che convergevano su 1,05 miliardi. Detto questo, è chiaro che i 40 miliardi di debito di Telecom Italia sono un deterrente a un eventuale rafforzamento degli spagnoli nel gruppo italiano che ne possa comportare il controllo, ipotesi peraltro escusa dallo stesso Alierta. Il punto però è un altro: Telco, la scatola che custodisce la quota di maggioranza relativa del 22,5%, è prossima allo sfaldamento e gli spagnoli devono decidere come muoversi in questo scacchiere in fretta. A settembre Mediobanca e Generali daranno disdetta agli accordi e nel giro di sei mesi, secondo quanto prevedono le regole, otterranno la loro quota-parte di azioni Telecom e debito della holding. Questa prospettiva, ovvero l’uscita dei due partner, pone seri problemi a Telefonica in Brasile. Da tempo, infatti si parla che sono in corso da mesi colloqui tra Vivo, il primo operatore mobile controllato da Telefonica, e Claro, il terzo operatore che fa capo al gruppo del magnate messicano Carlos Slim. Oggetto: l’ipotesi di spartizione di Tim Brasil che Telefonica non potrebbe tenere se, in conseguenza della dissoluzione di Telco, le fosse attribuito il controllo di fatto del concorrente italiano. Che fare, dunque? L’alternativa sarebbe quella di coinvolgere altri azionisti disposti a entrare in Telco al fianco degli spagnoli o in alternativa agli stessi. E qui, in questo intreccio, entra in gioco l’accordo tra Slim e Telefonica su E-plus. Il nuovo canale che si è creato in Germania, si vocifera sul mercato, potrebbe nella sostanza rafforzare le scommesse di chi, ormai da tempo, vede proprio il capo di America Movil come candidato ideale per entrare in Telecom Italia. Slim, del resto, aveva già provato a entrare in Italia nel 2007, quando in Telecom c’era ancora Marco Tronchetti Provera. Proprio per opporsi a Slim, Telefonica aveva deciso di entrare in Telco. La storia, dunque, potrebbe ora ripetersi, con posizioni tuttavia differenti. Si vedrà. Per ora dalla Spagna il gruppo di Alierta ha dato solo una indicazione di massima sulle strategie su Telco: «Non stiamo considerando di assumere il pieno controllo di Telco, ma stiamo parlando con i nostri partner per convincerli dei vantaggi di estendere questa struttura», ha chiarito recentemente Alierta.(fonte: Il Sole 24 Ore)