Il consorzio internazionale RawMatTERS, al quale partecipano l’Enea ( l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) con alcune università e industrie nazionali, ha vinto il bando per un progetto europeo da 2 miliardi per creare 50 start up e 10mila posti di lavoro nel settore delle materie prime strategiche, le cosiddette terre rare. Il polo di riferimento del progetto per il Sud Europa sarà in Italia, presso il Centro ricerche Casaccia dell’Enea a Roma. Il bando è promosso dall’Istituto europeo per la tecnologia e l’innovazione (Eit) e prevede la creazione di una Comunità della conoscenza e dell’innovazione (KIC-Knowledge and Innovation Community) per migliorare l’estrazione, il riciclo, il riuso e la sostituzione delle materie prime critiche quali, ad esempio, terre rare, indio, germanio, magnesio. Il consorzio RawMatTERS è composto da 20 Paesi e oltre 100 partner. Per l’Italia, oltre all’Enea come capofila, sono coinvolti Trento Rise, Aster, Marangoni, le Università di Padova e di Milano Bicocca e, come partner associati, Pirelli Tyre, Politecnico di Milano, Zanardi Fonderie, più 16 partner a progetto, principalmente Pmi di Italia, Spagna e Malta, più 15 partner di supporto fra i quali Unioncamere, le Regioni Lazio e Lombardia e il ministero dello Sviluppo economico. Le attività partiranno da gennaio 2016 per una durata di sette anni, fino al 2022. «La KIC non finanzierà attività di ricerca in senso stretto, bensì la valorizzazione delle ricerche pregresse, in forma di nuove concrete iniziative di business compreso lo sviluppo delle nuove professionalità ad esse necessarie» spiega Marco Vittori, responsabile dell’Unità tecnologia dei materiali dell’Enea che ha curato il progetto insieme all’ufficio di Bruxelles dell’Agenzia. Nella scienza e tecnologia dei materiali, l’Enea – prosegue la nota – è impegnata principalmente nella ricerca applicata alla realizzazione di nuovi materiali e di nuovi componenti. Riguardo alla KIC materie prime critiche, le attività si baseranno su competenze sviluppate grazie a finanziamenti regionali, nazionali ed europei, ad esempio nel recupero di metalli preziosi da prodotti ad alto valore aggiunto (display, lampade, schede elettroniche), la sostituzione delle materie prime critiche incorporate nei prodotti elettronici e del settore illuminotecnico, il recupero di terre rare dai magneti permanenti utilizzati in hard disk ed altri prodotti elettronici, la progettazione e realizzazione di nuovi prodotti che riducono o annullano l’utilizzo di materie prime critiche (Oled, celle solari). Le materie prime strategiche sono essenziali per produrre beni diffusi quali telefoni cellulari, cavi di fibre ottiche, celle fotovoltaiche. Le terre rare, ad esempio, servono per realizzare le turbine eoliche, il germanio per i rivelatori all’infrarosso, il magnesio per le leghe leggere in alluminio. Tuttavia, a fronte di una domanda in forte crescita, l’approvvigionamento sta diventando problematico a causa della concentrazione dell’offerta da pochissimi paesi: Cina, Russia, Repubblica democratica del Congo e Brasile; a ciò si aggiungono il basso grado di sostituibilità e i tassi ridotti di riciclaggio.
Già nel 2010 la Commissione europea aveva segnalato l’esigenza di interventi e individuato 14 materie prime strategiche: antimonio, berillio, cobalto, spatofluoro, gallio, germanio, grafite, indio, magnesio, niobio, platinoidi, terre rare, tantalio e tungsteno. E nel maggio scorso la lista è stata portata a 20.