…“L’aver agito male e in ordine sparso, il non aver capito che ormai la bellezza non basta più, ci ha già fatto perdere prestigio e posizioni in Europa. Quanto ad arrivi eravamo primi, ora siamo terzi con 46 milioni, dopo la Francia che ne ha oltre 80 e la Spagna 57. Ecco, il mio obiettivo e tornare in testa, ma già per scalare l’Europa dobbiamo aumentare significativamente le presenze e recuperare un imbarazzante gap tecnologico”. Queste, alcune delle considerazioni espresse dal sottosegretario ai Beni culturali, Simonetta Giordani, in una intervista a la Repubblica.
Quale gap?
“L’assenza di un’offerta digitale congiunta. Ormai Internet è un canale fondamentale per vendere il prodotto Italia. E noi, sul portale, non abbiamo nemmeno un calendario comune delle manifestazioni culturali e turistiche presenti sul territorio. Faremo in modo che il turista straniero entri in Italia.it, ci trovi tutta l’offerta del Paese e possa scegliere una vacanza in base al suo budget”.
Il portale di cui lei parla c’è già. Ci risulta che sia costato oltre 57 milioni e che abbia prodotto risultati tendenti allo zero. Vuole recuperarlo dimenticando il suo scandaloso passato?
“Il portale è costato meno, ma certamente la sua gestione grida vendetta. Se vogliamo riaprire la partita, tuttavia, dobbiamo fare in fretta e sfruttare quello che c’è. Al portale le cose stanno cambiando, possiamo rifondarlo e integrarlo con un laboratorio di e-turism che connettendo social media, blog, e applicazioni, disegni la strategia digitale italiana del turismo”.
Intende trascinare nella rivoluzione pure il carrozzone Enit?
“Abbiamo già attivato misure anti-carrozzone, perché crediamo che Enit vada rilanciata con una trasformazione di mandato e organizzazione in linea con le altre Agenzie europee per il turismo. Attualmente la struttura – sedi estere comprese – ha 190 dipendenti, di cui 105 all’estero. I nuovi vertici hanno già iniziato a lavorare. Mi spingo oltre: tutte le società partecipate e controllate dal ministero che si occupano di turismo e cultura – Enit, Promuovitalia, Ales e Arcus – vanno velocemente razionalizzate e semplificate in modo da diventare un braccio armato operativo a servizio della nuova strategia”
Resta il fatto che su 18 milioni di stanziamento annuo l’Enit ne spende 16 e mezzo in costi di gestione.
“E non va bene, lo so. Ma anche qui va fatto un recupero: tutti gli altri Paesi hanno un’agenzia dedicata al turismo che conta su budget fra i 40 ai 70 milioni. Servono tutti se si fa promozione sul Paese, assistenza e copertura assicurativa ai turisti, interventi d’emergenza per salvare il buon nome dell’Italia quando Pompei perde pezzi. L’Enit farà tutto questo e diventerà anche la nostra ‘Fabbrica del prodotto'”.
Ovvero?
“Uno degli obiettivi che dobbiamo raggiungere è aumentare il numero medio delle giornate di soggiorno in Italia. E per farlo dobbiamo vendere al meglio le nostre specificità sul territorio: mettere assieme l’arte e il mare, l’enogastronomia e l’eccellenza artigiana, lo shopping all’outlet e la storia. Bisogna prevedere pacchetti, integrarli, mescolarli, adattarli alle varie esigenze”.
D’accordo ma fino a quando ci saranno 13 voli low cost su Maiorca e 2 sulla Sicilia i turisti sceglieranno sempre Maiorca. Come superare il gap delle infrastrutture?
“Ci vogliono anni per risolvere il problema. Possiamo cominciare con il concentrare gli investimenti solo su zone turistiche o a forte valenza industriale”.
Ora su quante risorse può contare e come intende usarle?
“Il primo risultato da raggiungere è legato proprio all’utilizzo di quello che già c’è, perché il rigore di bilancio incide molto, è inutile negarlo. Ma da qui alla fine dell’anno ci sono 42 milioni di fondi europei ai quali poter attingere. Sono risorse da impegnare nell’ambito delle quattro regioni: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia”.