Nella notte tra giovedì e venerdì, i Ventotto paesi dell’Unione hanno trovato un sofferto accordo su nuovi obiettivi climatici per il 2030. Tra questi, l’impegno di ridurre le emissioni nocive «di almeno il 40%», rispetto ai livelli del 1990. L’intesa è giunta dopo lunghissime trattative segnate da sensibilità nazionali diverse, in un contesto di crisi economica ed elevata disoccupazione. I Ventotto si sono dovuti mettere d’accordo su una delicata suddivisione dei costi. La Spagna il Portogallo, due paesi isolati rispetto al resto del continente, sono riusciti a portare l’obiettivo europeo delle interconnessioni dal 10 al 15% della capacità generata. Le organizzazione ambientali sono rimaste deluse dall’accordo raggiunto dai Ventotto: gli obiettivi «sono ben inferiori a quello che potrebbe fare l’Europa per combattere il cambiamento climatico», ha detto Gli Amici della Terra. I nuovi target sostituiscono quelli per il 2020 (il cosiddetto pacchetto 20-20-20). I nuovi obiettivi saranno ora oggetto di un negoziato con il Parlamento europeo, dove il mondo imprenditoriale cercherà di fare valere i suoi (opposti) interessi. È interessante notare che mentre il gruppo siderurgico ArcelorMittal ha sempre criticato le proposte fatte a suo tempo dalla Commissione, perché troppo onerose, la società alimentare Unilever o il costruttore di infrastrutture Acciona hanno insistito per target ambiziosi, tali da incentivare nuovi investimenti di cui approfittare. (fonte: Il Sole 24 Ore)