Su il Sole24Ore un interessante articolo di Roberto Bongiorni da titolo Nel Mediterraneo l’Eldorado del gas. “Facciamo un salto in avanti di 10 anni. L’Europa ha superato la crisi, la sua industria divora energia, i consumi di gas si impennano. Eppure gli approvvigionamenti non sono più motivo di preoccupazione. Nuove rotte del metano riforniscono la sponda nord del Mediterraneo.C’è il gas dei ricchissimi giacimenti del Mar Caspio, attraverso il corridoio sud. C’è quello nuovo dell’Algeria. Ma è da poco entrata in funzione anche una fitta rete di gasdotti sottomarini che, come un ragnatela, scorre sotto le acque del Mediterraneo Orientale approdando nella vicina Grecia. È solo uno scenario, che non tiene conto di molte incognite, dai rischi geopolitici a quelli economici. Ma che sotto il mare di casa si nascondano grandi giacimenti di gas è ormai un realtà. E’ stata Israele a scoprire per prima quelli che poi si sono rivelati dei giacimenti giganti. Prima Dalit e Tamar, nel 2009. L’anno dopo è stata la volta di Leviathan, il più grande giacimento mai scoperto nel Mediterraneo, 130 chilometri dalle coste di Haifa. Per un Paese il cui tallone d’Achille è sempre stato la dipendenza energetica dagli Stati vicini – peraltro spesso ostili – il gas di Leviathan si è rivelato una panacea. Da Paese in perenne ricerca di fonti energetiche, nell’arco di pochi anni Israele diverrà esportatore di gas (Tamar inizierà a produrre in aprile, Leviathan tra tre anni). Alcuni giacimenti sono tuttavia pericolosamente vicini alle acque libanesi. Tanto che più volte il Governo di Beirut ha avanzato pretese sua un parte di Leviathan, prospettando lo spettro di un nuovo conflitto per difendere ciò che, precisa, gli spetta di diritto. Minacce che però si esauriscono nella propaganda. Perché anche il Libano dovrebbe avere i suoi promettenti giacimenti e pace è una condizione imprescindibile per attirare le major energetiche straniere. Lo sa bene Roudi Baroudi , CEO della Energy & Environment Holding, basata in Qatar, e presidente uscente del world energu Council. A Roma la scorsa settimana per “l’East mediterranean and North Africa gas forum” Baroudi è ottimista.”Le potenzialità energetiche nel Mediterraneo – spiega al sole 24 ore – sono davvero molto grandi, soprattutto nel levante . Se parliamo di giacimenti off shore, in Algeria il gas viene estratto quasi esclusivamente all’interno, come in Libia, anche se sono in corso degli studi per l’esplorazione di blocchi in mare.”Il levante è dunque la nuova frontiera. “Da questo interessante bacino può arrivare il gas aggiuntivo di cui avrà bisogno l’Europa – continua Baroudi – anche per diversificare le importazioni dalla Russia. È una di terza via del gas. In cui Cipro si candida come Hub commerciale” E’ vicina alle coste della Grecia con cui ha buoni rapporti, e può costruire una pipeline a cui se ne possono aggregare altre, per esempio da Libano e Israele.”In gennaio Cipro ha già aggiudicato i contratti di “exploration and production” per i suoi potenziali giacimenti, tra cui figura, alla guida di un consorzio con una quota dell’80%, l’italiana Eni. Dopo una serie di rinvii anche il Libano ha indetto la fase delle prequalificazione della gara che si volgerà i primi di maggio per selezionare le società che esploreranno le sue acque. Secondo uno studio dell’Us geological survey la costa che si distende dalla striscia di gaza fino a Cipro è un Eldorado del petrolio: quasi 4mila miliardi di metri cubi di gas nel bacino est. “Ma si tratta di uno studio del 2008 precisa Baroudi – Alla luce delle nuove prospettive in Libano si può parlare di un ulteriore volume pari al 10-15% in più”. Decine di società energetiche straniere si sono precipitate nel Levante per avere accesso ai dati e a valutare una loro partecipazione nelle prossime gare, incluse compagnie coreane e cinesi.”L’Europa ha un disperato bisogno di energia pulita ed efficiente come il gas – aggiunge Baroudi – i consumi sono in deciso aumento, e, dopo il disastro della centrale nucleare giapponese, è una forma di energia più sicura, quindi più richiesta, soprattutto in alcuni Paesi europei, come l’Italia”. C’è un problema tuttavia che non è un dettaglio. L’area è complessa, delicata, con paesi in stato di guerra e senza confini riconosciuti internazionalmente, come quelli tra il Libano e Israele. Parte delle acque territoriali libanesi e di quelle israeliane, e le loro relative zone economiche esclusive sono oggetto di disputa. Per evitare possibili controversie Israele e Cipro hanno firmato un accordo che delimita i confini delle rispettive aree dei diritti economici esclusivi. E a metà febbraio le compagnie israeliane Delek e Anver hanno siglato un accordo per acquisire il 30% dei diritti di esplorazione di petrolio e gas nei blocchi offshore di Cipro. Un accordo salutato dal ministro del Commercio cipriota, Neoclis Sylikiotis, come una nuova era nella cooperazione strategica tra Israele e Cipro che assumerà una nuova dimensione economica e politica. L’intesa arriva a meno di una settimana dalla firma di un altro accordo di esplorazione tra Cipro e la francese Total. La Turchia non guarda certo di buon occhio i giacimenti di Cipro. Ma se le tensioni non mancano il gioco sembra valere la candela. “Stati Uniti ed Europa sono impegnati a mediare affinché questa ricchezza energetica non venga dissipata e divenga fonte di ricchezza anziché motivo di ulteriore tensioni conflitti. Anche se la maggior parte dei giacimenti libanesi dovrebbe trovarsi lontano dalle acque israeliane. La posto in gioco è altissima: secondo Baroudi le riserve del bacino orientale potrebbero ammontare a 600-800 miliardi di dollari”.