Carciofo di Ladispoli, gemellato con Benicarló

Nel weekend dal 10 al 12 aprile si è svolta la 65a edizione della Sagra del Carciofo di Ladispoli, gemellato dalla fine degli anni ’90 con il valenciano Benicarló anche grazie alla comune la coltivazione di questo prodotto, riconosciuto per le sue innumerevoli proprietà organolettiche e terapeutiche. Nella città laziale come nel comune di Castellón il carciofo è protagonista di una sagra di grande rilevanza: a Benicarló si svolge a fine gennaio. L’appuntamento di primavera ha richiama a Ladispoli molti visitatori e numerosi turisti, interessati agli stand dell’ottima varietà di carciofo romanesco, ma anche incuriositi dalle originali sculture con gli ortaggi, realizzate dai produttori agricoli e che partecipano al tradizionale concorso.

Il  Carciofo romanesco, detto anche “mammola”, è grosso e con il capolino quasi rotondo, ha poco scarto ed è il più adatto per essere cucinato ripieno. La parte commestibile della pianta è in realtà il fiore e il cuore centrale chiamato “cimarolo” è il più ricercato, e di conseguenza anche il più costoso, perché più tenero e con le foglie più seriate. Molto versatile in cucina, la tradizione lo predilige “alla romana”, cotto a fuoco lento e condito con pangrattato, aglio, prezzemolo, pepe e abbondante olio, oppure alla “giudia”, tagliato a spirale in modo da eliminare la parte legnosa, fritto nell’olio con il gambo in alto e bello croccante.

Il prodotto ha ottenuto l’Indicazione Geografica Protetta (IGP) nel 2002 (Regolamento CE n. 2066/02) come “Carciofo Romanesco del Lazio IGP”.

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